Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre1948) art. 2: "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione."
Costituzione italiana. art. 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali".
L'esclusione femminile sia politica che sociale rende unico artefice della storia l'uomo
Aristotele per primo definisce il principio femminile come materia inerte e passiva. Per il filosofo il confronto tra il maschio e la femmina è tale da affermare “L'uno si mostra superiore, l'altra inferiore. L'uno quindi è fatto per comandare, l'altra per obbedire, perché la femmina è come un maschio menomato. Di una cosa sola dunque mancano: del principio dell'anima.” (Aristotele, Politica 1254b). Nel IV secolo A.C. Demostene sostiene: “Abbiamo amanti per il nostro godimento, concubine per servire la nostra persona e mogli per generare la prole legittima.”
Nell'antica Grecia la condizione femminile era paragonata a quella dello schiavo e dello straniero.
Destinata al matrimonio e alla maternità, la donna, trascorreva l'intera esistenza sotto la tutela di un uomo. All'interno della società romana, invece, possedeva maggiore indipendenza e dignità. Poteva uscire e accedere alla cultura, influenzare, pur senza partecipare, la vita pubblica, ma doveva conservare la sua posizione di subalternità rispetto all'uomo.
Per fortuna le eccezioni appartengono ad ogni epoca. E' il caso di Saffo e Agrippina.
Saffo è la più nota tradotta e studiata, poetessa dell'antica. Il tema dominante della sua poesia è l'amore, declinato con grande realismo in una visione innovativa, in netto contrasto alla tradizione letteraria precedente. “C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi sulla nera terra la cosa più bella, io invece dico che è ciò che si ama”
Agrippina Minore, Augusta dell'impero romano fu di fatto la prima donna a governare l'impero, durante i primi anni di regno del figlio Nerone.
Nel suo breve periodo da reggente si dimostrò particolarmente abile. In altre parti della terra la situazione femminile era sempre di inferiorità rispetto a quella maschile, fatta eccezione degli egizi e del mondo islamico, fra le poche popolazioni che consideravano la donna 'quasi' al pari dell'uomo. Infatti le venivano riconosciuti i propri diritti e aveva una sua autonomia finanziaria.
In India non aveva nessun diritto o ruolo sociale se non in funzione dell'uomo. Ne è un chiaro esempio la tradizione del sati, la quale prevedeva che alla morte del morto, la vedova si bruciasse viva sulla pira funeraria del consorte. In epoca medioevale il rito si diffuse anche tra le caste dei sacerdoti e dei soldati, tant'è che durante la guerra contro il sultano di Delhi le mogli dei soldati morti compirono un vero e proprio suicidio collettivo, gettandosi in massa nel fuoco.
Anche in Cina, soprattutto nelle condizioni di estrema miseria, la nascita di una femmina era considerata una vera e propria disgrazia al punto che molti genitori si macchiavano di infanticidio. Infatti nel momento in cui veniva data in sposa, essi perdevano ogni diritto sulla ragazza e nella maggior parte dei casi erano vietati qualsiasi tipo di rapporti con la famiglia d'origine. Divenuta sposa, era obbligata alla più totale obbedienza non solo nei confronti del marito ma anche ai suoceri fino alla loro morte.
Nel Medioevo le uniche donne che avevano accesso alla cultura erano quelle che vivevano nei conventi e nei monasteri. Di conseguenza le uniche studiose note in quel periodo sono tutte donne religione di cui opere parlano di esperienze mistiche.
In alcuni casi hanno scritto anche di trattati scientifici, come la badessa Ildegarda di Bingen (1098- 1179), che scrisse di astronomia, medicina e botanica. Di medicina scrisse anche Trotula de Ruggiero, vissuta a Salerno nel XI° secolo. Con testi di ginecologia, cosmetologia, sulle malattie delle donne e sessuali. I documenti dell'Inquisizione parlano anche di Margherita Porete, che nel 1310 venne bruciata sul rogo per aver ritratto la tesi del suo libro “Lo specchio delle anime semplici”, in cui si poneva la chiesa ad un grado di inferiorità rispetto alle anime libere nell'amore di Dio.
A partire dal XII° fino al XV° secolo le università prendono gradualmente il posto dei conventi e delle abbazie, dove fino ad allora si studiava, continuando l'azione inaugurata da Aristotele e rappresentando il totale declino per il mondo femminile, Infatti, se in qualche modo i conventi potevano essere un'opportunità per le donne di accedere al sapere, le università nate con i presupposti di formare giovani uomini al governo delle città e quello ecclesiastico, attraverso lo studio della teologia, della medicina e della legge furono assolutamente vietate alle donne.
Ma come in ogni altro periodo della storia ci furono delle eccezioni. Un piccolo numero di donne di ceto abbiente, poterono studiare e insegnare, come Bettisia Gozzadini che nel 1296 all'università di Bologna insegnava legge. Nel 1300 Novella D'Andrea prendeva il posto del padre defunto, professore di legge canonica, insegnando da dietro una tenda per non distrarre gli studenti con la sua straordinaria bellezza. L'apertura delle università alle donne avviene per la prima volta a Zurigo nel 1867 e successivamente nel resto d'Europa. Prima di allora solo alcuni casi come nel 1678 la nobile veneziana, Elena Corsaro Piscopia, la prima donna al mondo ad ottenere una laurea all'università di Padova, in Filosofia.
Dopo di lei, Laura Bassi, laureata in Fisica all'università di Bologna nel 1732 e Anna Morandi-Manzolini in Medicina nel 1760.
Nel medioevo per opera delle idee diffuse dai padri del cristianesimo, che reputavano la donna malvagia per natura, la condizione della donna peggiorò ulteriormente. Si voleva che le donne fossero remissive e servizievoli, che riconoscessero la propria inferiorità e chi non era disposta a sottomettersi veniva condannata al rogo. Un discorso a parte va fatto per le donne di potere che godevano di libertà maggiore, come Isabella di Castiglia, alla quale si deve non solo l'unificazione territoriale e spirituale della penisola iberica, ma anche il finanziamento dei viaggi oltreoceano, fra cui quello di Cristoforo Colombo.
Fra il 1300 e il 1700 si assiste al fenomeno dell'amore cortese, dove la donna viene elevata su un piedistallo. Creatura pura e quasi ultraterrena alla quale vengono dedicate serenate e composte poesia, le si cede il passo e le si bacia la mano, Ma questa svolta nella visione femminile è confinata nei ceti alti e borghesi e tuttavia si tratta solo di maniere formali, perché in realtà la donna deve sempre obbedienza al capo famiglia che rimane l'uomo.
Donne dall'età moderna a oggi
La funzione sociale delle donne, in età moderna si ridusse ulteriormente e drasticamente dopo la controriforma, anche a causa del ritorno della legislazione romana. Le donne continuavano ad essere relegate alla sfera privata e ritenute non adatte a prendere parte alla vita pubblica e al progresso civile.
Venivano rinchiuse nei conventi o obbligate al matrimonio. Anche nel periodo illuminista la situazione non sembrava voler cambiare, perciò provarono le donne stesse a farlo. Elisabetta I, considerata una delle più grandi sovrane della storia, nel XVI° secolo trasformò l'Inghilterra in una grande potenza politica e commerciale, gettando le basi per la supremazia coloniale.
Artemisia Gentileschi, pittrice italiana, fu la prima donna nel mondo a denunciare di aver subito violenza e ad intentare un processo contro il suo insegnante, Agostino Tassi. “Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch’io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l’altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro.”
Il principio di uguaglianza universale, come quello che sarà postulato nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, assumerà l'idea di un'uguaglianza astratta che non troverà riscontro nella realtà politica e civile, da dove le donne verranno escluse per molto tempo ancora.
Sarà durante la Rivoluzione francese che le donne inizieranno a denunciare l'anomalia di un'uguaglianza esclusiva che poco si cura di attuare l'uguaglianza dei sessi. In questa fase storica rivoluzionaria definita, non a caso, come “primo femminismo” in cui le donne si opporranno apertamente a quella democrazia formale e astratta compariranno scritti importanti come quello di Olympe De Gouges, drammaturga francese che pubblicò nel 1791, la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, in cui dichiarava l'uguaglianza socio-politica tra uomo e donna. Respinta la sua rivendicazione, la De Gouges fu ghigliottinata in pubblica piazza. Nel 1792 anche l'inglese Mary Wollstonecraft scrisse “Rivendicazione dei diritti della donna: con critiche sui soggetti politici e morali”
Ma fu corso dell'800 le donne acquisirono ulteriore consapevolezza della propria condizione, nacquero i primi movimenti femministi che rivendicavano in particolare il diritto al voto e il riconoscimento della parità tra uomo e donna.
Lotte politiche di stampo rivoluzionario iniziate nel Regno Unito e negli USA si diffusero nel giro di qualche decennio in tutta Europa, dove esplose nel '900 la seconda ondata di femminismo che ha portato alla conquista di numerosi diritti, come quello all'aborto e al divorzio. Di fondamentale importanza in questo processo di emancipazione furono Harriet Taylor e Simone De Beauvoir. Quello della Taylor è stato uno dei tentativi più coerenti di imporre all'attenzione del dibattito politico e filosofico la condizione di dominio subito dalle donne nella famiglia e nella società. Simone De Beauvoir esponente del movimento femminista differenzialista, fu il punto di riferimento per le generazioni femminili, soprattutto del '68 francese.
Scrisse “Secondo sesso” dove analizzò lucidamente la condizione della donna sul piano sociale e morale.
La situazione della donna è sicuramente molto migliorata ma c'è tanta strada da fare. Ancora le donne sono fortemente discriminate in molte parti del mondo. In India le donne non possono possedere un cellulare e la loro testimonianza in tribunale vale meno di quella degli uomini. In sud Africa è in aumento il fenomeno delle “spose bambine”. In Etiopia e nelle Bahamas lo stupro coniugale è consentito. In Nigeria le violenze sulle donne fra le mura domestiche sono accettate dalle leggi. In Israele soltanto gli uomini possono decidere di divorziare, nei paesi islamici le donne non possono andare in bicicletta, In Pakistan non ricevono le stesse cure mediche degli uomini. In Europa guadagnano il 16% in meno degli uomini, a parità di mansioni. I femminicidi in Italia nel 2017 sono stati 157. La lista è delle discriminazioni sulle donne ancora oggi nel mondo è assai lunga, ma cosa certa è che le donne hanno sempre avuto la forza di trasformare i loro sogni in realtà e riusciranno col tempo a trasformare la loro realtà in un sogno da vivere, libere dai pregiudizi che da sempre le perseguitano.