In questi giorni il network siriano per i diritti umani ha stimato circa 1390 i civili uccisi in Siria nel solo mese di febbraio. Non sta funzionando il cessate il fuoco e nemmeno la tregua imposta da Mosca a Damasco. Il risultato, se è possibile, è ancora più drammatico alla luce dei tanti i civili feriti senza medicine e troppa fame, anche se la Croce Rossa ha annunciato che una settimana fa ad Afrin, l'enclave curda sotto attacco da parte dei Turchi, un convoglio umanitario abbia portato aiuti per 50 mila persone. Intanto i cittadini a est di Ghouta, il quartiere di Damasco che dal 2011 è stato motore delle rivolte anti Assad e dove si registrano il 67% delle vittime, sono intrappolati fra i continui bombardamenti nonostante la richiesta di tregua, solo a parole, che sarebbe necessaria se non altro per evacuare i feriti
Da una parte c'è Mosca che accusa i ribelli di impedire anche il corridoio umanitario a causa dei raid con proiettili di mortaio da parte dei miliziani e dall'altra i bombardamenti del regime su cui pesa l'ombra della Corea del Nord che avrebbe inviato forniture al governo siriano e si sospetta siano stati usati per la produzione di armi chimiche, secondo alcuni esperti dell'Onu.
Ancora nelle ultime ore le incursioni aeree e di artiglieria delle truppe di Assad hanno provocato nuove vittime e bloccato un convoglio di aiuti della Croce Rossa siriana e della Mezza Luna Rossa sequestrando le forniture destinate ai civili. La situazione, denuncia l'Onu, si fa sempre più critica, mentre il presidente Assad ribadisce che le operazione contro i ribelli andranno avanti perché la vittoria è vicina, nonostante la comunità internazionale sia tornata a premere sulla Russia e su Damasco affinché venga rispettata la tregua e siano fatti passare tutti gli aiuti.
L’ombra degli abusi sessuali non è solo nel mondo dello spettacolo
Come se non bastasse proprio in Siria dove per una razione di cibo una donna è disposta a tutto si è aggiunto lo scandalo delle Ong. Lo sapevano bene anche gli operatori locali dell'Onu e di alcune Ong, fra le quali Save the Chidren e Unicef che chiedevano "favori" in cambio di aiuti umanitari.
Persone che teoricamente avrebbero dovuto portare aiuti e invece chiedevano questi tipi di favori a donne, spesso giovani, orfane, vedove, sicuramente sfollate e molte di esse con bambini piccoli a seguito.
Donne sole, disperate e distrutte senza niente a cui aggrapparsi, nemmeno più la speranza. La denuncia è stata portata alla luce grazie alla testimonianza di una cooperante Danielle Spencer che tre anni prima aveva denunciato questo sfruttamento dopo aver raccolto le angoscianti testimonianze di tante donne nei campi della Siria e per l'Onu pare non fosse una novità anche se alcune agenzie umanitarie in tutto questo tempo hanno preferito continuare a chiudere un occhio perché usare operatori locali era l'unica via per far arrivare gli aiuti in zone particolarmente pericolose dove lo staff internazionale non poteva accedere.
“Non consegnavano gli aiuti fino a che le donne non si concedevano” ha raccontato la Spencer durante un'intervista alla Bbc. Una conclusione amara, una resa che macchia il lavoro straordinario di tanti volontari che operano sul campo in zone difficili come la Siria.
Nel report, intitolato "Voci dalla Siria 2018", si legge: "Ci sono stati esempi di donne o ragazze che sposavano per un breve periodo di tempo i responsabili della distribuzione di aiuti per ricevere cibo o le costringevano a farsi accompagnare a casa per avere qualcosa in cambio del cibo". Mele marce forse, ma come purtroppo succede un po' ovunque anche l'universo umanitario è fatto di angeli miracolosi e di qualche demone.