L'Isola di Pasqua è famosa in tutto il mondo per la presenza delle sue affascinanti quanto misteriose statue. A Rapa Nui troneggiano 900 moai, ma gli archeologi, ancora oggi, non hanno ancora compreso a cosa potessero servire quelle opere gigantesche. Nonostante questo Matthew Becker della California State University a Long Beach, insieme al suo gruppo di ricerca, sta cominciando a fare luce sul mistero, proponendo una tesi sulla distribuzione delle statue sull'Isola di Pasqua, che non sarebbe casuale ma avrebbe una costante. La ricerca è stata pubblicata su Plus One ed è consultabile gratuitamente.

La notizia arriva dopo quella che riguarda il ritrovamento della tomba di Cleopatra.

A cosa servivano le statue megalitiche?

L'articolo dove il gruppo di ricerca propone la propria testi si chiama 'Rapa Nui (Easter Island) monument (ahu) locations explained by freshwater sources'. Infatti come suggerisce il titolo tutti i moai sarebbero stati costruiti in prossimità di fonti di acqua potabile. Stando a Le Scienze Carl Lipo, un antropologo della Binghamton University che ha partecipato allo studio, afferma che la scarsità di acqua potabile sull'Isola di Pasqua era stata più volte citata dagli antropologi che avevano partecipato alle ricerche.

Così il gruppo ha ritenuto opportuno analizzare in maniera approfondita l'idrologia di Rapa Nui.

I ricercatori hanno notato che durante la bassa marea le fonti di acqua dolce emergevano in alcuni punti della costa, decisamente poco evidenti.

I moai sono mantenuti da piedistalli di pietra, gli ahu, questi si trovano proprio in corrispondenza delle sorgenti.

Corrispondenze

Robert Di Napoli dell'Università dell'Oregon, è l'autore principale della ricerca e ha affermato che più si va avanti con lo studio più lo schema assume tratti coerenti.

Di Napoli specifica che questo tipo di correlazione non è mai stato verificato quantitativamente e non si è mai rivelato significativo dal punto di vista statistico. Il loro studio, invece, ha fornito un modello spaziale quantitativo che mostra che gli ahu, sono legati alla disponibilità di acqua dolce, cosa che non avviene per altre risorse come campi fertili, ecc.

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Probabilmente i soggetti rappresentati dalle statue monolitiche sono gli antenati divinizzati degli isolani. Questi con ogni probabilità celebrano la condivisione di acqua e di cibo che avveniva quotidianamente sull'Isola.

Sull'Isola di Pasqua il sostentamento era molto precario e la divisione delle vivande si basava su complicate strutture familiari e sociali.

Terry Hunt ricercatore dell’Università dell’Arizona, che ha partecipato allo studio, mette in risalto come l'Isola sia inscindibilmente legata ad un paradosso. Hunt afferma che “Nonostante le risorse limitate, gli isolani riuscirono a condividere attività, conoscenze e risorse per oltre 500 anni". Benché la sopravvivenza non fosse facile, gli abitanti di Rapa Nui vollero comunque, e vi riuscirono, costruire le gigantesche statue scavate in un unico blocco di tufo vulcanico.

I moai: le gigantesche statue dell'Isola di Pasqua

I moai sono statue monolitiche scolpite intorno al XIII e il XVI secolo. La costruzione di queste opere richiese la profusione di una notevole quantità di materiali e di energie. Basti pensare, infatti, che l'altezza delle statue va dai 2,5 ai 10 metri.

È incredibile pensare, come senza la possibilità di utilizzare tecnologie moderne, gli abitanti dell'Isola di Pasqua riuscirono a scolpire statue il cui peso si aggira fra le 70-80 tonnellate (per quelle di 10 metri). In ogni caso il mistero legato ai giganteschi maoi pian piano sta cominciando a dissolversi grazie alle ultime ricerche. Un altro problema che sta tenendo occupata la comunità scientifica invece è quello che riguarda lo slittamento del Polo Nord magnetico dal Canada alla Siberia.