L’Università Federico II di Napoli in collaborazione con l’Università di Chicago, hanno pubblicato su Nature Medicine un lavoro dove vengono identificati alcune specie batteriche che favorirebbero l’insorgenza delle allergie alimentari. Su JAMA sono stati pubblicati i risultati di uno studio clinico australiano, su pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. Lo studio pubblicato Samuel P. Costello, primo autore, mostra i vantaggi ottenuti dal trapianto fecale processato anaerobicamente. Mentre Monika Fischer, dell’Università dell’Indiana, sempre a gennaio 2019, su Gastroenterology & Hepatology, sotto forma di intervista, ha parlato dei vantaggi che alcuni batteri presenti nel nostro microbiota intestinale (es.

Akkermansia muciniphila, Ruminococcus, e Faecalibacterium prausnitzii), possono portare a pazienti affetti da Colite ulcerosa e Morbo di Crohn. Ovviamente, anche in queste malattie infiammatorie intestinali (Inflammatory Bowel Disease: IBD) il trapianto fecale da soggetto sano è una possibile soluzione terapeutica.

Allergie alimentari, interessa 17 milioni di europei

Ne soffrono tre milioni di italiani e circa 17 milioni di europei. Questi numeri già sono sufficiente a far scattare un allarme sanitario ma quello che preoccupa maggiormente è il trend. Nell'ultimo decennio sono raddoppiati i pazienti che soffrono di allergie alimentari, con un fortissimo incremento (500%) nei bambini.

Le cause? Tra le ipotesi vengono citate l’abuso degli antibiotici, l’elevato numero di parti cesareo e i differenti stili di vita che stanno caratterizzando l’inizio di questo XXI secolo.

Per meglio comprendere questo fenomeno un team di ricercatori italo-americani, guidati da Roberto Berni Canani dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e da Cathryn R. Nagler del National Institute of Allergy and Infectious Diseases USA, hanno condotto uno studio, colonizzando dei topi privi di germi con le feci prelevati dai bambini sani o bambini allergici, andando a identificare tutti i batteri presenti nel microbiota intestinale.

Hanno così scoperto che i topi trapiantati con feci di bambini sani erano protetti dallo sviluppo delle allergie alimentari mentre i topi del gruppo trattato con feci di bambini allergici erano facilmente esposti allo sviluppo di allergie.

Nel microbiota intestinale ci sono specie batteriche che favoriscono la comparsa delle allergie alimentari e di quelle che invece proteggono i bambini dall'insorgenza di tale patologia, come ad esempio una specie clostridiale (Clostridi), Anaerostipes caccae, che protegge i bambini da una risposta anafilattica al cibo.

Questi risultati sono estremamente importanti perché stabiliscono inequivocabilmente un nesso causa-effetto tra composizione del microbiota intestinale e allergia alimentare. E questo potrà sicuramente guidare nei prossimi anni i gastroenterologi/allergologi verso un approccio innovativo e non invasivo nel trattamento delle allergie alimentari.

In otto settimane remissione della colite ulcerosa

Negli Stati Uniti, il trapianto fecale è stato approvato dalla FDA solo per il trattamento dell’infezione recidivante o refrattaria da Clostridium difficile. Nel trattamento della rettocolite ulcerosa, le linee guide suggeriscono un approccio farmacologico come la mesalazina e i corticosteroidi, ma anche alcuni farmaci biologici (inibitori TNF-alfa o integrine).

Finora i probiotici o il trapianto fecale da donatore sano, sono stati poco investigati.

Nei pochi casi riportati i risultati non sempre sono stati soddisfacenti. Forse a causa di una cattiva manipolazione del materiale fecale. Infatti, tra le tante specie di batteri presenti nelle feci molti sono batteri anaerobi obbligati. Se durante la loro manipolazione, vengono esposti all'ossigeno dell'aria potrebbero morire.

Una risposta a questo dubbio ora arriva dall’Australia. Samuel Costello dell’Adelaide Medical Center, ha mostrato la differenza dei risultati ottenuti nel trattamento della rettocolite ulcerosa quando le feci da trapiantare venivano manipolate in anaerobiosi (in assenza di ossigeno) o in aerobiosi (all’aria).

Ebbene, in un piccolo studio su 73 soggetti affetti da rettocolite, quando il materiale fecale veniva preparato in condizioni di anaerobiosi, dopo 8 settimane un terzo dei pazienti aveva visto regredire la patologia.

Sono stati identificati un paio di batteri, Anaerofilum pentosovorans e Bacteroides coprophilus, che sembrano giocare un ruolo importante nel contrastare l’infiammazione della rettocolite ulcerosa.

Siamo sono all'inizio di una nuova era della medicina che vedrà il microbiota come un protagonista del nostro benessere.