Il Redditometro, inaugurato il 4 gennaio 2013, è stato bocciato dal Tribunale di Pozzuoli (Na) perché «sopprime ogni privatezza e dignità» del contribuente.

Secondo il giudice Antonio Lepre (esponente della corrente di centrodestra di Magistratura democratica), "lo strumento determina la soppressione definitiva del contribuente a sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto all'invadenza del potere esecutivo". (dichiarazione tratta da lettera43.it)

Il giudice ha altresì ordinato all'Agenzia di «non intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione, o comunque attività di conoscenza sull'archiviazione dei dati, cessarla, se iniziata, e distruggere tutti i relativi archivi».

Tale provvedimento, firmato dal giudice, segue il ricorso di un pensionato che chiese alla magistratura di inibire l'Agenzia delle Entrate dal «controllare, analizzare e archiviare le proprie spese» in base al decreto ministeriale del 24 dicembre scorso.

L'accertamento del redditometro e quindi il suo meccanismo viola la privacy il diritto alla difesa del contribuente.

Di conseguenza, il magistrato ha imposto all'Agenzia delle entrate di non raccogliere, detenere o utilizzare i dati.