La parola pensione turba, ogni giorni di più, il sonno degli italiani. Quella che una volta era una certezza acquisita, si sta trasformando, col trascorrere del tempo in una fonte di incertezza, ansia e timore. Alcune recenti indagini di mercato rivelano che quasi il 35% dei lavoratori italiani ha paura di perdere il posto di lavoro e, conseguentemente, la contribuzione utile ai fini pensionistici.

Eppure, andando a guardare bene l'esito delle indagini, balza immediatamente all'occhio, la scarsa conoscenza della materia, ovvero di come funzioni la previdenza complementare.

Il primo ostacolo da superare quindi, è la mancanza di informazioni, ovvero un certo analfabetismo in materia.

Superata, a fatica, questa prima, cronica lacuna, emerge un altro fattore che pare scoraggiare la diffusione della previdenza complementare nel nostro Paese, ovvero la mancanza di fiducia nei confronti, soprattutto, di chi gestisce queste forme la percezione errata di risparmio pensionistico (banche e assicurazioni in primis). Altri fattori determinanti per la scarsa proliferazione di queste forme di tutela personale sono, in primis, la mancanza di reddito da destinare ad esse e, in seconda battuta, della vitale importanza che queste forme possono avere soprattutto per le fasce più giovani di lavoratori.

Paradossale è che i più diffidenti e lontani dalla realtà, siano i lavoratori autonomi, ovvero la categoria che, più di tutte, necessiterebbe di tutalersi in prima persona attraverso forme di previdenza complementare.

In generale però, il lato più negativo che emerge da queste indagini di mercato, è una sorta di analfabetismo finanziario generale che coinvolge quasi il 50% degli intervistati.

Quasi la metà degli intervistati, non è infatti in grado di comprendere gli effetti dell'interesse composto dal capitale depositato in un normale conto corrente e, una percentuale più o meno simile, non risulta consapevole del fatto che investire in singole azioni sia più rischioso dell'acquisto di quote di fondi comuni di investimento.

Tali percentuali, scendono, ma di poco, quando si parla di soggetti laureati, ovvero oltre il 30% degli intervistati che sono laureati in economia, dimostra di non avere ben presente quali siano gli effetti degli interessi su capitale depositato o preso a prestito.

L'unica via che si può e si deve percorrere è quella dell'educazione finanziaria, che permette di avere piena consapevolezza dei problemi ed aiuta ad individuarne le soluzioni. In tale ottica, particolare rilevanza ha l'iniziativa posta in essere dal Comune di Milano, che ha da poco avviato un progetto finalizzato alla diffusione dell'educazione finanziaria tra i cittadini. Promotori finanziari, consulenti e professionisti del settore dovranno fare uno sforzo ulteriore per informare, educare e creare i cittadini consapevoli del domani. La missione è ardua, ma con un po' di buona volontà, nessun traguardo è impossibile.