Il Centro Studi di Confindustria lancia l’allarme, un terzodelle aziende italiane è a corto di liquidità e rischia di chiudere elicenziare, ciò accade per effetto del cosiddetto “credit crunch”, banche chenon prestano più denaro e di un economia che si addentra sempre di più in unarecessione che sembra essere senza via d’uscita.

Ora come non mai, il paeseavrebbe bisogno di una stabilità politica e di un governo che metta a punto iprovvedimenti indispensabili per rilanciare l’economia e il mercato del lavoro.Secondo Confindustria l’economia italiana è bloccata a causa della mancanza dicredito, così come testimoniato anche dai dati Bankitalia, da oltre un anno iprestiti alle imprese sono in calo: meno 5% rispetto al picco fatto registrarenel settembre 2011, riducendo lo stock erogato di 46 miliardi di euro.

Talesituazione è dovuta alle forti restrizioni che le banche hanno applicato sull’erogazionedel credito, seguendo dei criteri standard imposti dalle regole di Basilea 3, chehanno poco a che vedere con le reali potenzialità di un progetto industriale. Ciòche potrebbe risollevare questa situazione sembra essere lo Stato; sono quasi70 miliardi i crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione,secondo Confindustria andrebbero restituiti almeno i due terzi nel minor tempopossibile. Ma il meccanismo messo in atto dal governo per la restituzione deicrediti si muove ancora a fatica e con intoppi continui sfavorito anche dalfatto che ormai a fine campagna elettorale, le promesse sembrano rimanere sullacarta.