Se i lavoratori in nero fossero inquadrati regolarmente contribuirebbero al Bilancio dello Stato versando annualmente ben 43,7 miliardi di euro di tasse. E' questo l'ammontare del gettito stimato dalla Cgia di Mestre considerando la presenza di tre milioni di lavoratori in nero che generano un Pil sommerso che, a 102,5 miliardi di euro, è al 6,5% del prodotto interno lordo nazionale.



In base al Rapporto dell'Associazione degli artigiani mestrina, è la Calabria la Regione italiana dove c'è una maggiore incidenza del sommerso rispetto al lavoro regolare.

E comunque nelle Regioni del Sud il sommerso incide quasi per la metà con 19,2 miliardi di euro di tasse annualmente evase rispetto ad un totale stimato che, come sopra accennato è pari a 43,7 miliardi di euro.



Per quel che riguarda le caratteristiche dell'indagine sul lavoro nero, la Cgia di Mestre ha preso a riferimento i dati del 2011, ad oggi ultimo anno disponibile, precisando come quella del lavoro nero sia una piaga che si manifesta in tante forme.



Si va infatti dai disoccupati che, aspettando di rientrare nel circuito legale del lavoro, accettano di svolgere un'occupazione in nero, ai pensionati ed ai lavoratori dipendenti che arrotondano pensioni e stipendi con un secondo lavoro non dichiarato.

D'altronde, come rivelano le stime sul sommerso al Sud, il lavoro nero attecchisce dove c'è più disoccupazione e dove si mantiene la famiglia con un'occupazione non in regola e spesso con lavoretti saltuari in quanto non ci sono alternative.