Si riunisce oggi il C.d.A. della FIAT per deliberare il nuovo assetto societario e il futuro dell'Azienda che, già è ormai noto anche se non ancora ufficiale, non sarà più italiano, almeno nei suoi aspetti legali e fiscali.

Marchionne ed Elkan sembrano infatti concordi nel trasferire la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna, mentre il listino borsistico di riferimento sarà quello di Wall Street, con Piazza Affari come mercato secondario.

Una strategia dettata da più motivazioni, tra le quali l'acquisizione del 100% della Chrysler (che comporterà anche il cambio di denominazione della società) oltre che ragioni di tipo economico finanziario, dal momento che il sistema fiscale inglese rimane molto più conveniente di quello italiano così come il sistema legale olandese risulta più snello di quello nostrano e permetterebbe dei vantaggi in termini di governance.

Il listino di New York, infine, sembra faciliti l'accesso al mercato dei capitali. Rassicurazioni informali sarebbero arrivate al Ministro Saccomanni circa il mantenimento del livello di occupazione attualmente esistente negli stabilimenti italiani. Tutto a posto, quindi verrebbe da dire, se non fosse che il trasferimento della sede fiscale comporterà un mancato introito di tasse, nelle già depauperate casse dello Stato italiano, di svariati milioni di euro l'anno, così come il cambio della sede legale permetterà di dribblare alcune importanti normative in materia di diritti sindacali dei lavoratori.

Inutile dire, infine, che il declassamento di Piazza Affari svaluterà non poco l'immagine della Borsa italiana agli occhi del mondo, e una Borsa di classe B purtroppo non incoraggia certo gli investimenti.

Oggi pertanto si aggiungerà un altro tassello ad un sistema globalizzante malato, che permette l'apertura totale ed incontrollata dei mercati senza minimamente preoccuparsi di organizzare (e far condividere alle nazioni del mondo) un sistema di omogeneizzazione dei diritti sociali e soprattutto umani (perché, ad esempio posso comprarmi l'intero sistema industriale di una nazione, ma non posso impedire che in essa venga sfruttato il lavoro minorile?), politici e sociali.

Tornando ai problemi di casa nostra, rimaniamo in attesa di quanto si delibererà oggi in Fiat, ma intanto una cosa la possiamo senz'altro dare per certa: il modello aziendale che scaturirà oggi, sarà d'esempio (nel bene e nel male) per tutte le altre aziende italiane e non tarderanno i casi di imitazione.