Continuano ad infuriare le polemiche per l'introduzione del Pos obbligatorio: da una parte la Confesercenti denuncia la pesante incidenza della spesa che gli esercenti dovranno sostenere per adeguarsi al provvedimento, dall'altra il governo difende la misura in nome del principio della tracciabilità che, da qualche anno a questa parte, ha assunto sempre più importanza.



Pos obbligatorio, i numeri della nuova norma

Innanzitutto, si deve far presente che l'introduzione dei sistemi di pagamento elettronici era già stata disposta in un decreto del 2012, ma, in pratica, è stata tenuta 'congelata' sino ad oggi: la norma, però, aveva fissato un tetto di fatturato pari a 200mila euro, proprio per evitare che i piccoli esercenti ne risultassero penalizzati.

Vediamo, in breve, cosa succederà a partire da oggi, martedì 1 luglio:

  • Il limite minimo oltre il quale scatta l'obbligo della tracciabilità è di 30 euro; 
  • le forme di pagamento che verranno accettate saranno l'assegno, la carta di credito, il Bancomat e il bonifico; 
  • Sono interessati al provvedimento i professionisti, gli artigiani e i piccoli esercenti (circa 1,5 milioni di persone);
  • Il costo del terminale Pos varia da un minimo di 1200 euro fino ad arrivare a 1700 euro;
  • Al momento non è prevista alcuna sanzione: chi non si dota di un terminale Pos per il pagamento attraverso il bancomat non incorrerà in nessuna multa;
  • In ogni caso rimane invariata la possibilità di pagare 'cash' (ovvero in contanti) sino ad un limite massimo di 1000 euro.
Il principio di applicazione di tale norma è basato sulla tracciabilità fiscale, ma viene naturale chiedersi che affidabilità possano avere dei dati che saranno assolutamente 'parziali', visto che non sono previste multe per chi non si adegua a tale provvedimento 'obbligatorio' ma, in realtà, molto facoltativo. E' questa, senza dubbio, la contraddizione più evidente.