Sono innumerevoli le volte in cui alla maggior parte degli italiani torna in mente la cara vecchia lira. Vuoi perché si stava meglio, vuoi perché non c'era ancora la crisi, e non si era nell'Unione Europea, vuoi perché ancora il soldo aveva una sua valenza. E, in effetti, equiparando le due monete, fare oggi quello che nel secolo scorso o al primo anno di questo si faceva è impensabile, anzi impossibile per ovvie motivazioni. Ebbene, perder tempo a sindacare e immaginare come vivrebbero adesso la stragrande maggioranza delle famiglie italiane è difficile, non ci si potrebbe riuscire. Tuttavia, è possibile ipotizzare, su base concreta e provata, come "vivrebbe" in questo periodo il Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano. Sì perché il Centro Studi Promotor, in riferimento alle statistiche Eurostat, ha sviluppato e divulgato i seguenti dati.
Lo scorso anno, nel 2014, il Pil pro capite dello Stato italiano è decresciuto di una percentuale pari all'1,9 al cospetto di quello della UE. In soldoni, è diminuito fino a 25.300 a fronte dei 25.800 della media europea. Un elemento completamente diverso rispetto a quello certificato del 2001. Infatti, nell'anno precedente all'entrata dell'Italia nell'Unione Europea, il Pil pro capite del nostro Paese era al di sopra di quello della UE del ben 19,3%. Parlando in termini assoluti formulati in euro, fra gli anni 2001 e 2014, il prodotto interno lordo dell'Ue ha subito un incremento del 10,7%, passando da 23.300 a 25.800 euro. Mentre, nello stesso arco temporale, il Pil pro capite italiano è stato soggetto a un passivo, pronunciato in termini percentuali, del 9%, passando da 27.800 euro a 25.300 euro. Un calo, questo, sicuramente importante e in controtendenza se comparato con quelli dell'Unione Europea.
Stando a quanto rivelato dal Centro Studi Promotor, nessun'altra nazione dell'eurozona ha subito una tale riduzione. Ma anzi, nei 13 anni il Pil pro capite è accresciuto per ogni Paese facente parte dell'Unione. Fanno eccezione solo il Portogallo, per il quale è rimasto sostanzialmente invariato, e Grecia con Cipro, le quali rispettivamente hanno patito un decremento del 5,6 e 3,3 percento.
Invece, sempre sotto il punto di vista specifico del Pil pro capite, coloro i quali hanno beneficiato dall'entrata nell'Unione Europea sono le nazioni dell'ex blocco dell'Unione Sovietica. Nel contempo, Germania, Austria e Regno Unito segnalano una crescita superiore alla media. Il Centro Studi Promotor termina riferendo che sono gli Stati dell'area mediterranea quelli maggiormente indeboliti, con l'Italia che ha pagato più a caro prezzo l'entrata nell'Unione Europea ed è la più penalizzata dalla crisi economico-finanziaria che ha colpito la zona euro.
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