Il quotidiano Repubblica ha prestato le sue pagine per lanciare un nuovo allarme: l'Italia è invasa dai "Bin Laden", nome interlocutorio con cui si fa riferimento alle banconote da 500 euro che affluiscono sempre più cospicuamente sui conti correnti. E questo afflusso è sopravvalutato rispetto al reflusso. Viene riportato agli istituti di credito un numero di pezzi da 500 euro superiore a quello che è stato messo in circolazione. Il timore è che sia solo il momento di emersione di operazioni illecite a latere.
I numeri - Le agenzie anti-corruzione hanno diffuso le prime stime: un traffico di 10 miliardi varca gli sportelli. Nell'anno passato sono finiti sui cumuli di risparmio volumi di pezzi viola in una proporzione 100 volte maggiore a quanto è stato emesso. L'anno che ha segnato lo spartiacque nelle abitudini dei risparmiatori è stato il 2012, attraversato dal governo Monti che pose molti limiti ai depositi in banca. Da allora i risparmiatori hanno sempre più preferito dirigere sui loro conti le banconote di valore. Fatta la tara dei ritiri i depositi di Bin Laden vengono cifrati a 3 miliardi nel 2010, 4 miliardi nel 2011 fino all'exploit del 2012 con quota 10 miliardi. 37 miliardi restano sospesi, non si da dove provengano.
Mafie e industrie di export nel mirino - Sorvegliati speciali sono le organizzazioni mafiose che maneggiano e riciclano massicce quantità di denaro e le aziende esportatrici, vulnerabili rispetto all'evasione fiscale. Anche perché i numeri indirizzano a queste. La mappatura mostra che l'invasione dei 500 si concentra nel Nord dove le l'export è più vivace e il Sud, da sempre sofferente per la cancrena della criminalità organizzata. In linea progressiva in Veneto l'esplosione viene quantificata al +273%,+ 393% in Lombardia e +847%. E poi c'è il Trentino Alto Adige che marca una notevole distanza con il suo ragguardevole +3853%. All'altro capo il valore dei depositi ha una consistenza di 150 milioni l'anno in Calabria, mezzo miliardo in Campania. A pari grado Puglia e Sicilia con 350 milioni ciascuna. La Banca d'Italia alza la guardia ottemperando alla legge 231 del 2007 che invita a segnalare le operazioni sospette. Una legge che però prevede pene molto blande e appellabili: le banche coinvolte affronteranno una sanzione fino al 40% sul valore dei versamenti e una multa di 50.000 euro.