La Commissione europea nelle sue stime primaverili ha previsto per la Grecia un debito pubblico in crescita, pari dopo sette anni al 180,2%, mentre doveva essere al 120%. I numeri dimostrano come la situazione greca sia particolarmente complicata, e si complichi ancor di più. Sotto osservazione sono i recentissimi provvedimenti "sociali" adottati dal governo presieduto dal giovane e brillante Alexis Tsipras, con particolare riferimento alla legge che prevede la riassunzione di 4 mila dipendenti pubblici ingiustamente licenziati e con un piano di assunzioni generali nel pubblico impiego per altre novemila persone.
Tutte operazioni che comportano un aumento della spesa pubblica e che però sono considerate dal governo di sinistra di Syriza provvedimenti cui non si può rinunciare per rilanciare l'economia e l'equità sociale in un Paese così disastrato, anche dalle recenti politiche di austerità concordate dai precedenti governi con la ex Troika. Eppure è opinione di molti economisti, soprattutto neokeynesiani, che l'economia in un Paese si rilanci soprattutto con un aumento della spesa pubblica, da indirizzare soprattutto verso la creazione di nuovi posti di lavoro e verso ricerca ed innovazione. La creazione di nuovi posti di lavoro rilancia i consumi e quindi ancora una volta l'occupazione. Un sistema fiscale ordinato ed efficiente consentirà poi allo Stato di approvvigionarsi delle giuste risorse per poter "campare" e per poter incominciare a ripianare il deficit. Questo vale in generale, un po' meno quando verso la Grecia è esposta l'intera Eurozona per 195 miliardi, tra cui la Germania è la prima con 60 miliardi, la Francia con 46 e buona terza l'Italia con 40 miliardi di euro. Varoufakis proprio oggi ha dichiarato che si troverà un accordo con i creditori entro due settimane al massimo, ma i greci dicono di avere i loro paletti e di non poter toccare, in particolare, pensioni e stipendi.
Le possibili opzioni
Il Fmi sembra possibilista, dopo aver incassato qualche giorno fa 200 milioni di euro sarebbe infatti pronto il 12 maggio ad incassarne altri 700 circa. E proprio il Fondo Monetario Internazionale sarebbe maggiormente disponibile a rinnovare la fiducia alla Grecia e dunque ad accordare l'ultima tranche di aiuti pari a 7,2 miliardi. Non così l'Eurogruppo che, per blocca del suo presidente, Jeroen Dijsselbloem, si dice molto lontano dall'accordo. In sostanza, pare che ci potrebbe essere l'alternativa tra una rinegoziazione con prolungamento del debito ed ulteriore riduzione degli interessi, ovvero tra un vero e proprio haircut, ossia un taglio del valore nominale del debito, che però sarebbe a carico dei contribuenti degli Stati finanziatori.