In Italia si parla di crisi da vari anni, tanto da non ricordare nemmeno quando tutto è iniziato. Eppure c'è stata una notizia, sfuggita ai più, ma degna di attente considerazioni. Al 31 luglio scorso i soldi che l'industria italiana ha investito negli asset management (gestione di portafogli e fondi di investimento vari) hanno raggiunto l'ammontare di 1745 miliardi di euro, quasi l'equivalente del debito pubblico. Se lo Stato incamerasse questo tesoro, l'Italia diventerebbe un Paese più virtuoso del Lussemburgo. Questo dato non comprende i soldi presenti “dentro ai materassi”, ovvero la massa dei risparmi privati.

Paese 'risparmioso'

A fine giugno, gli asset industriali ammontavano a 1716 miliardi. In un solo mese, l'industria italiana è riuscita a compiere speculazioni per 29 miliardi di euro, pari al peso di una coraggiosa manovra finanziaria. Ognuno è libero di utilizzare i propri beni come vuole, ma forse l'Italia sta peggio perché è stata abbandonata e tradita da quella generazione industriale e manifatturiera che l'aveva resa grande, troppo tempo fa. Non è da oggi che si percepisce l'allargamento della forbice: ricchi sempre più ricchi, ceti medi ebassi sempre più in difficoltà.

Più speculazione e menoindustria

Sicuramente si vive meglio su uno yacht, arricchendosi senza fatica, piuttosto che dannarsi l'anima quotidianamente tra problemi, dipendenti, concorrenza, burocrazia e credito paralizzato ma, se c'è qualcosa che manca nell'industria italiana (e se ne sente la nostalgia...) è proprio l'industria.

Essa creava lavoro, ricchezza e prestigio per questo Paese, dove Italia significava bellezza e genialità. Il Governo Renzi fa bene a ricordarcelo: questo è il suo più grande merito, indipendentemente dai risultati ottenuti o che arriveranno. Il messaggio: “Ricordatevi chi eravate!” è un messaggio corretto, che andrebbe recepito da tutti.

Come italiani, siamo più ricchi (perché risparmiamo) degli altri e viviamo in un contesto invidiabile, ma non ce ne vogliamo rendere conto.

L'Italia è la patria delle imprese sotto capitalizzate, ma è anche il Paese delle famiglie che non sanno dove investire i risparmi, affidandosi ai BOT o alle speculazioni internazionali.

Finanziare il debito di un Paese estero, se sull'immediato assicura rendimenti accettabili, è un continuo rifornire di corda un impiccato: se si investe solo sul fargli pagare di più il denaro prestatogli, un giorno tutto crollerà, mangiandosi i fondi investiti, se non ritirati in tempo. Chi risparmia cerca solo rendimenti e non salutari manovre di prospettiva, per migliorare il ciclo economico. Sarebbe bello se il padre risparmiatore comprendesse che il badare solo all'immediato realizzo comporta anche avere suo figlio disoccupato o sottopagato. Il dato riguardante il contenuto “del materasso” è impressionante: da gennaio sono stati investiti negli asset 105 miliardi (9 a luglio, contro 7,8 di giugno).

Con questa cifra si potrebbe risanare totalmente la Grecia, disastrate banche comprese. Forse c'è da pensare ad un fondo di risparmio sovrano d'Italia, che si occupi di fare da volano, finanziando le imprese combattive e non i “carrozzoni decotti”, di cui è specialista lo Stato.