Difficile trovare un argomento che riguardi Volkswagendi cui non si sia scritto, riscritto e parlato nelle ultime settimane. Sulsito Ansa.it la notizia di nuovi guai sia per i lavoratori che per gli azionisti del colosso tedesco: la cancelliera Angela Merkeldovrà innanzitutto gestire le migliaia diesuberi che si profilano per evitare il collasso dell'intera casa automobilistica.
I lavoratori non c’entrano nulla
Da quanto si apprende, secondo l’agguerrito sindacalista tedesco Joerg Hofmann e il relativo sindacato metalmeccanici, gli ultimi a dover pagare le scelleratezze dei manager di casa Volkswagen sarebbero i lavoratori della fabbrica.
I numeri sarebbero imbarazzanti, soprattutto per laMerkel, che si troverebbe a dover ricollocare 6000 dipendenti in esubero. La Germania che, di recente, si è mostrata aperta nel gestire il dramma dell’immigrazione aprendo le porte agli immigrati provenienti dal conflitto siriano, si troverebbe congestionata e costretta a condizioni che appena 6 mesi fa sarebbero state inimmaginabili.
Il danno d’immagine
Negli ultimi giorni, ampi spazi sulle maggiori testate giornalistiche italiane (e non solo) sono stati acquistati dal marchio Volkswagen per porgere le scuse ufficiali ai propri clienti, augurandosi che il rapporto di fiducia tra loro e la casa tedesca possa riprendere quanto prima. Nel frattempo, però i titani della legge si preparano a muovere guerra contro il gruppo tedesco.
Gli avvocati dei diavoli
A dar man forte agli avvoltoi che sembrano aggirarsi attorno colosso tedesco arrivano anche gli avvocati delle leggendarie sfide legali d’oltreoceano. Un nome spicca su tutti, quello di Quinn Emanuel. Negli ambienti della legislatura internazionale è consideratouno dei più prestigiosi avvocati attualmente all’opera.
Sue le cause – vinte – al fianco degli imperi Sony o Google. Cause in cui le cifre in ballo avrebbero fatto girare la testa anche al bilancio di uno stato come l’Italia o la Germania. Secondo quanto riportato dall’autorevole Sunday Telegraph, sarebbero stati gli stessi legali (afferenti al gruppo Bentham) ad aver preso contatto con gli azionisti che detengono le quote maggioritarie del gruppo automobilistico.
I numeri delle perdite sarebbero esorbitanti e si aggirerebbero intorno ai 40-60 miliardi di euro. Il danno agli investitori sarebbe corroborato dal fatto che molti azionisti, tra cui i fondi sovrani di paesi come Qatar e altri nazioni nord europee, avrebbero acquistato in anni in cui erano già stati messi in opera i sistemi elettronici per aggirare i controlli delle emissioni.