Si era nel gelido inverno del 2008, quello della grande crisi economica e del crollo della banca Lehman Brothers. I mercati mondiali subivano il contraccolpo e nessun settore economico sembrava rimanere immune dal contagio. L'industria automobilistica, specie in America, imboccava un tunnel senza precedenti. General Motors licenziava lo storico, potentissimo Ceo Richard Wagoner, chiudeva i marchi Pontiac e Saturn e meditava di disfarsi anche di Opel. Ford ingaggiava il top manager Mullaly dalla Boeing e andava con il cappello in mano a Washington per richiedere un maxi prestito.

Ma delle ex "Big Three", i tre grandi colossi automobilistici statunitensi, era Chrysler a scatenare le ansie peggiori di un intero Paese. Dopo che anche i tedeschi di Mercedes, che l'avevano acquisita per decine di miliardi di dollari, erano scappati da Detroit a gambe levate constatando che mettere a posto l'azienda era particamente impossibile, si viaggiava a vele spiegate verso la bancarotta.

La scommessa di Obama

Barack Obama, fresco d'incarico presidenziale, varava una misura che si rivelerà la scelta più coraggiosa di tutta la sua amministrazione: concedere prestiti a Ford e Gm e "regalare" Chrysler alla FIAT di Sergio Marchionne. A quel tempo il marchio Fiat in America era noto semplicemente per uno sfottò, gli automobilisti scherzavano sull'acronimo "Fix It Again Tony!", riparala ancora, Tony!

(tipico nome da meccanico italoamericano).

La scomessa oggi, può dirsi pienamente vinta. Obama festeggia i dati sulla disoccupazione, scesa sotto il 5%. Fiat Chrysler Automobilies brinda al suo sessantasettesimo mese consecutivo di crescita nelle vendite, che a ottobre 2015 sono salite del 15%. Oltre 195.000 vetture consegnate in un solo mese, per quello che è il miglior mese di ottobre dal 2001.

Jeep è il marchio Fca che cresce di più

Il gruppo globale guidato con sangue freddo da Sergio Marchionne deve molto all'effetto traino di Jeep (+33% rispetto a un anno fa), Dodge (+12), Ram (+3), ma anche Fiat (+1) e Chrysler (+1), mentre Ferrari quotata in borsa rimane strategica dal punto di vista finanziario. I risultati di Fca nel mercato americano fanno il paio, poi, con quelli conseguiti in Italia, dove sempre ad ottobre il Gruppo è cresciuto a doppia cifra.

Il futuro, insomma, appare roseo per Fca, che può ora concentrarsi su Alfa Romeo e Maserati per ottenere una gamma modelli a più alto valore aggiunto, generando margini di guadagno più elevati. Due, invece, i problemi da affrontare: evitare campagne di richiamo troppo costose (Volkswagen e Toyota ne sanno qualcosa) e finanziare adeguatamente i modelli che andranno a sostituire quelli odierni. Per tale ragione Fca non smette di guardarsi intorno nell'arena delle alleanze globali.