Un governatore come premier? Non è un gioco, ma una scommessa. Dei bookmakers inglesi che ora come ora vedono nel presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, uno dei possibili ed eventuali successori di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio dei ministri.

Da Bankitalia alla Bce e ritorno?

Come si legge in Rete, mesi fa Draghi, ex governatore di Banca d'Italia, era dato a 38 come possibile nuovo premier. Una quota davvero bassa per uno dei economisti italiani più stimati in Europa o al mondo. Ora, invece, complice alcuni scivoloni del governo in carica, le quotazioni di quello che negli ambienti finanziari è stato ribattezzato Super-Mario, per il Quantitative Easing (QE) e la politica monetaria adottata dalla Bce da quando c'è lui al timone, sono nettamente risalite.

E stando agli ultimi sondaggi, Draghi ora sarebbe dato a 4 per l'incarico di formare un nuovo esecutivo al posto di Renzi. Una soglia che si è abbassata di parecchio a favore dell'economista romano a capo della Bce dal 2011.

Sarebbe una scelta forte e di campo che spalancherebbe però altri scenari per la stabilità e la solidità del sistema-Paese Italia visto che dalla Germania, o almeno da una parte di essa, ci vedono come una nazione debole e a rischio.

Draghi rappresenterebbe però, secondo alcune interpretazioni, una sorta di commissariamento da parte della cosiddetta Troika - l'insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi, ed è costituito dalla Commissione Europea, la Bce e il Fondo Monetario Internazionale, secondo quanto riporta il sito del Parlamento europeo - che già intervenuta per salvare la Grecia.

Un uomo di numeri per il Governo

Draghi, comunque, non è del tutto nuovo a esperienze politiche. Perché già nel 1983 divenne consigliere dell'allora ministro del Tesoro (governo Craxi I), Giovanni Goria. E poi successivamente, dal 1991 al 2001 ha rivestito più volte il ruolo di direttore generale dello stesso dicastero dal ministro Guido Carli, (governo Andreotti VII) e poi, dagli esecutivi Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, di nuovo Amato e per il secondo mandato di Berlusconi.

Draghi è stato di fatto l'artefice della stagione delle grandi privatizzazioni.

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