Il cis SpA. di Nola, inaugurato nel 1986, rappresenta il più grande centro commerciale all'ingrosso d'Europa. La costruzione del centro è stata realizzata con contributi statali e con l’apporto dei soci che hanno versato quote proporzionali ai mq di capannoni e che avrebbero ottenuto in proprietà, attraverso un contratto di leasing con scadenza al 31 ottobre 2002. Alla scadenza il socio era tenuto ad esercitare il diritto di riscatto versando la somma di 9000 euro per ogni 500mq di capannone. Ma con varie motivazioni il presidente del consiglio di amministrazione del CIS SpA Gianni Punzo riesce continuamente a rinviare la data del riscatto.
Nel 2005 il presidente del consiglio di amministrazione del CIS SpA, Gianni Punzo ottiene da un pool di banche un megafinanziamento di circa 300 milioni di euro a tasso variabile con relativo acquisto di derivati concedendo alle banche un'ipoteca indistinta su tutto il Centro. Si iscrive all'Ufficio Italiano Cambi come intermediario finanziario con l'intento di erogare ai singoli soci un sub-mutuo. dando in pegno il contratto di leasing.
Con questo sub-mutuo di 500 mila euro per ogni 500mq di capannone i soci rinunciano al riscatto e ottengono un finanziamento a tasso fisso in 155 rate mensili con scadenza ottobre 2018. Dal 2011 il signor Punzo comincia a non versare più alle banche le rate di sub-mutuo riscosse dai soci giustificando tale scelta col fatto che le banche avevano riconosciuto sul mutuo a tasso variabile l'anatocismo per 30 milioni di euro.
Dal 2012 con l'accentuarsi della crisi circa 1/3 dei soci iniziano ad avere difficoltà a pagare le rate del sub-mutuo e chiedono una rinegoziazione con allungamento della durata e riduzione dell'importo delle rate ma ciò viene negato. Oggi 100 soci risultano insolventi, una trentina sottoposti a procedura fallimentare e 12 in esecuzione.
Confedercontribuenti, associazione a difesa di imprese e famiglie con sede nazionale a Roma, interpellata da alcuni imprenditori da qualche mese ha intrapreso un’azione di chiarezza sulla sorte delle 300 imprese del CIS SpA di Nola che rischiano la loro esistenza. A Napoli il 21 giugno u.s. con un convegno si è tenuto un confronto tra gli operatori e i rappresentanti del Centro che avevano annunciato l’imminente presentazione di un accordo di ristrutturazione del debito con il sistema bancario.
Il piano è stato presentato (ex art.182 della legge fallimentare) al Tribunale di Nola per l’omologa e prevede per CIS la conversione a patrimonio di 149 milioni di euro dell’indebitamento bancario (Unicredit, Banca Imi e Mps i principali istituti esposti), pari a fine 2015 a 272 milioni. Le rate sui rimanenti 123 milioni saranno riscadenzate tra 2021 e il 2027. A settembre u.s. Confedercontribuenti, nell’ottica di tutelare la sana imprenditoria e fare luce su alcuni aspetti oscuri, ha inoltrato un esposto alle autorità politiche, di polizia, giudiziarie e Banca d’Italia.
A seguito di tale esposto la procura di Napoli ha aperto un fascicolo d’Inchiesta ed ascoltato il presidente nazionale di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro.
Nel frattempo Confedercontribuenti ha anche presentato opposizione presso il Tribunale di Nola al piano di ristrutturazione del debito di CIS-Interporto che non è stato preso in considerazione dal giudice e pertanto annuncia il ricorso in Corte d'Appello.