Il cda di banca ifis ha approvato i risultati dell'esercizio 2016 e il piano triennale 2017-19 confermando i risultati preliminari presentati lo scorso mese. Come già indicato in precedenza, l'utile record da 688 milioni è stato determinato per 623.6 milioni dal contributo di interbanca, l'istituto acquisito dall'ex gruppo GE Capital.
L'istituto che si conferma attivo sia sul versante delle acquisizioni di portafogli NPL (l'ultima da circa 1 miliardo per crediti corporate) che su quello secondario delle dismissioni (ultima operazione chiusa con il gruppo polacco Kruk per 750 milioni) si pone obbiettivi ambiziosi per il prossimo triennio tra i quali una crescita dell'utile netto di gruppo tra il 40 e il 45% e un cost income ratio al di sotto del 50%.
I risultati definitivi e il piano triennale
L'elemento di maggior rilievo per l'esercizio 2016 è costituito dal cosiddetto "Gain on bargain purchase" misurato dalla differenza algebrica tra il fair value delle attività e passività acquisite e il costo sostenuto per l'acquisizione. Il fair value è quantificato in 742,8 milioni che rapportato ai 119,2 milioni di prezzo d'acquisto produce un'eccedenza positiva per 623.6 milioni. Gli altri risultati confermano sostanzialmente quanto anticipato alla presentazione dei risultati preliminari in febbraio.
Per quanto riguarda il piano triennale, il percorso previsto dovrebbe articolarsi lungo 3 direttrici: solidità, liquidità, redditività. Con riferimento alla prima direttrice è previsto un obbiettivo di Total Capital Ratio intorno al 17-18%, mentre per la seconda è previsto un monitoraggio sull'adeguatezza delle garanzie per il rifinanziamento presso l'eurosistema, un attento controllo dell'equilibrio tra fonti e impieghi (asset and liabilitity management) e il focus sulla raccolta.
Per quanto concerne l'ultima direttrice, fermo restante il vincolo di mantenere un attenzione alla redditività corretta per il rischio di tutte le linee di business, sono previsti risultati aggregati comprendenti una crescita dell'utile netto di gruppo di circa 40-45% e un costo del rischio verso i crediti alle imprese intorno ai 100 punti base.
Il posizionamento strategico
L'obiettivo strategico dell'istituto, dopo aver portato a termine la fusione per incorporazione di Interbanca nel corso del 2017, sarà quello di portare avanti il processo di trasformazione digitale puntando ad un modello di business più "leggero" per servire un target di clientela che non ha bisogno in misura limitata di presenza fisica e contatto diretto e che predilige le velocità e precisione di risposta.