La politica di bassi tassi e di “alleggerimento quantitativo” voluta da Draghi è destinata a proseguire per i prossimi mesi secondo quanto detto dal Governatore della BCE ad un incontro con un gruppo di economisti e investitori. Nessuna stretta sui tassi di interesse fermi attorno allo zero e nessun arresto della politica di rifinanziamento degli istituti bancari, nota come “Qe”, ovvero Quantitative easing (alleggerimento quantitativo).

Draghi prosegue sulla sua linea

A Francoforte Draghi ha ribadito la sua linea di bassi tassi e sostegno agli istituti bancari, che non cambierà per il momento, contrariamente alle richieste della Germania che attraverso il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, domanda una riduzione del Quantitative easing, foriero secondo i tedeschi di generare “inflazione”.

Draghi ha affermato - in maniera un po’ sibillina – che le “forze che al momento rallentano le pressioni sui prezzi interni vadano mano a mano diminuendo”.

Ora, cosa questo voglia dire si può desumere facendo un po’ di esegesi. Draghi intende affermare che la ripresa economica è alle porte e che presto una ripresa della domanda (in seguito ad un aumento dell’occupazione e dei redditi) potrà far rialzare l’inflazione (che nel suo obiettivo dovrebbe arrivare attorno al 2%), consentendo una cessazione della politica monetaria della banca centrale.

Come farà Draghi con la Germania?

Ma Draghi deve dare conto ai tedeschi del suo operato. Se per lui le prospettive di inflazione richiedono ancora l’accomodamento monetario, per la Germania quanto ha fatto la BCE può più che bastare.

E ai falchi della Bundesbank non sembra importare delle difficoltà della ripresa e del perseverare di elementi contrari, specie nei paesi periferici dell’area euro, ad un rilancio della crescita economica.

Peraltro lo stesso Draghi aveva ricordato ai tedeschi che il Qe ha fatto loro risparmiare 28 miliardi di euro. La politica del Governatore della BCE appare ben distante, oltreché dalle richieste della Germania, anche dalle ultime decisioni prese dalla Federal Reserve americana che, recentemente, ha deciso il rialzo dei tassi di interesse.

La politica della Riserva Federale americana

Dall’altro capo dell’oceano, la Banca centrale americana invece si prepara ad un’ulteriore imminente stretta sui tassi a zero e sull’immissione di liquidità, in seguito alla recente decisione di aumentare di poco il tasso di sconto. Queste politiche perseguite negli ultimi otto anni non hanno portato ai risultati sperati di una completa ripresa, così come accaduto in altri paesi, Europa compresa.

La Banca centrale USA starebbe pensando anche ad aiuti diretti alle famiglie, nell'intenzione di dare una spinta ai consumi e generare inflazione. E’ prevista anche una graduale vendita di bond detenuti dalla Banca centrale, acquistati durante il periodo di alleggerimento quantitativo.