Fa parte della triade che, da sempre, ha caratterizzato il nostro Paese, a partire dalle piccole comunità: la Chiesa, la caserma dei Carabinieri e la Farmacia. Al farmacista, più che al medico, soprattutto nei piccoli centri, la gente confida le proprie preoccupazioni sulla Salute. Ma questa figura iconografica, dal camice bianco, che ascolta, consiglia e dispensa le medicine, viene ora minacciata da una società in rapida evoluzione. Intanto una buona notizia, ai giovani la laurea in Farmacia piace e i laureati sono in crescita.

I farmacisti titolari sono 20mila

Negli ultimi anni, in Italia, i farmacisti sono stati spesso al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Basti ricordare il decreto Bersani (2007) sulla liberalizzazione dei farmaci da banco, e l’apertura delle parafarmacie. Una realtà non ancora accettata dall’establishment di questo Paese tanto da voler intervenire in senso restrittivo. Nel 2011 c’è stato il Decreto Salva Italia di Mario Monti, che prevedeva un aumento delle farmacie sui territori, iter che ha subito ritardi dovuti a ricorsi di ogni tipo e che, a distanza di sei anni, in molte Regione deve ancora completarsi.

Il fil rouge che ha accompagnato questi provvedimenti, e le tante battaglie culturali portate avanti da cittadini, organizzazioni e una parte “simbolica” della classe politica, è il tema delle liberalizzazione.

Ogni volta che in Italia si parla di liberalizzazioni si fa inevitabilmente riferimento ai tassisti e ai farmacisti. Nonostante questo, il numero dei farmacisti è in aumento e questa laurea, più ancora della stessa professione, piace a tanti giovani.

Lo scorso anno sono stati 5mila i nuovi iscritti all’Albo che, insieme a tutti gli altri, raggiungono il ragguardevole numero di 93mila farmacisti iscritti, di cui 63mila sono donne.

Di questi, 57mila lavorano in farmacia – 20mila titolari e 37mila collaboratori. E’ il risultato di una indagine commissionata dalla FIP (Federazione internazionale dei farmacisti). Dati che dal 10 al 14 settembre verranno presentati a Seul, in occasione del 77° Congresso mondiale della FIP. Quest’anno il focus del meeting sarà l’esplorazione di nuovi orizzonti occupazionali per i laureati in farmacia.

Farmacia, farmacisti e alcune anomalie nostrane

La Farmacia è un presidio molto apprezzato dai cittadini, con almeno una sede in ognuno degli 8mila Comuni italiani, con un quorum – ovvero una farmacia ogni tot abitanti, nella media europea: 1 farmacia ogni 3400 abitanti, anche se in Europa il quorum oscilla in una finestra piuttosto ampia, mille in Grecia, 4mila in Germania, per arrivare ad 8mila in Olanda.

La nostra Università prepara laureati altamente qualificati e apprezzati anche oltreconfine dove molti finiscono col trovare lavoro. Allora dove sono le anomalie? Sono tante, purtroppo. Dai troppi privilegi in mano ai titolari, che assicurano loro redditi elevati operando, grazie ad una concessione dello Stato, in regime non concorrenziale, la cui impresa (farmacia) è vendibile o ereditabile.

Per questo i titolari oppongono ogni resistenza a qualsiasi cambiamento nella direzione di una maggiore liberalizzazione. Ma adesso, nel pianeta farmacia, il governo sta dando il via al grande capitale. Inizialmente con un quorum ma la direzione verso una denaturalizzazione di questo presidio è già tracciata.

Infine ci sono gli sbocchi professionali. I rappresentati dei farmacisti, da sempre, si sono occupati della difesa della farmacia come presidio in mano ai titolari, perdendo di vista il ruolo del farmacista come professionista, capace anche di insegnare, di fare le analisi, di consigliare come nutrizionista. Tutte possibilità che sono ormai appannaggio di altri laureati, i cui rappresentanti hanno posto al centro la figura professionale delle loro categorie. Per i farmacisti, il congresso di Seul potrebbe essere una occasione di confronto a livello internazionale e di apertura verso nuove opportunità, anche nel nostro Paese.