Ieri il Ministro Calenda ha fatto saltare il tavolo delle trattative con la società che controlla l'85% dell'ilva di taranto, per proposte che il Ministro stesso ha considerato "inaccettabili".

La risposta di ArcelorMittal alla rottura del tavolo

La società ha fatto sapere di voler gestire il lavoro all'Ilva in modo serio. "Si tratta di una sfida a lungo termine", hanno aggiunto i vertici della ArcelorMittal, poiché l'industria siderurgica oltre ad essere strategica nell'economia italiana, coinvolge interessi da tutelare: azionisti, ambiente, cittadini e dipendenti.

I vertici della società nelle ultime ore hanno inviato segni distensivi, facendo sapere di essere disponibili a raggiungere con tutte le parti in gioco, un punto d'incontro condivisibile da tutti.

Si ricorda che il 5 giugno 2017 la ArcelorMittal ha vinto insieme al gruppo Marcegaglia la gara internazionale per aggiudicarsi l'Ilva. ArcelorMittal è un colosso dell'azienda siderurgica presente in 60 paesi ed è fra i maggiori produttori di ferro e carbone metallurgico.

Continua lo sciopero degli operai dell'Ilva

Già da alcuni giorni gli operai dell'industria hanno incrociato le braccia e sono in presidio permanente, per protestare contro i tagli annunciati dai nuovi proprietari. Sul consiglio di ArcelorMittal oltre ad essere è piombata la tegola dell'annullamento del tavolo da parte del governo, anche i Sindacati hanno tuonato contro la proposta di passare al Jobs Act.

In termini pratici se passasse la proposta di piano industriale di AM InvestCo, ciò comporterebbe la perdita di 4 mila posti di lavoro, oltre ad anzianità guadagnate con anni di lavoro. Infatti con la proposta non ci sarebbe una continuità fra vecchie e nuova gestione.

Maurizio Landini, ex segretario della Fiom, ha prospettato un intervento pubblico con l'entrata nella società di Cassa depositi e prestiti.

Intanto le proteste continuano sia nel sito di Taranto che in quello di Genova.

L'agitazione di sindacati e lavoratori non si placa; infatti, da un documento condiviso del Consiglio di fabbrica di Taranto e sindacati, si evince il "no" a qualsiasi tipo di scambio. Non ci saranno compromessi né sul risanamento ambientale, né sulla salute dei lavoratori. L'altro nodo da sciogliere non secondario, resta quello relativo alle condizioni economiche dei lavoratori e agli esuberi prospettati dalla ArcelorMittal. Le prossime ore saranno decisive.