Sul Fattoquotidiano.it è stata pubblicata una storia che ha dell’incredibile, non solo perchè ritorna a parlare di concorsi truccati e poca trasparenza. Quello che è sensazionale è proprio la storia kafkiana la cui protagonista è una funzionaria INPS di Crotone, che denuncia se stessa e il suo capo, dubitando che avesse i titoli per l’assunzione nei ruoli della PA, non avendo svolto, ne superato alcun concorso pubblico. Ma per raccontare l’intera vicenda facciamo un passo indietro nel lontano 2011, ovvero quando la funzionaria INPS dopo aver esaminato il cv del suo “capo” sul sito dell’Istituto previdenziale segnala il caso all’ente.

Le conseguenze sono catastrofiche: da dipendente effettiva viene demansionata, isolata, costretta all’inattività. Deve pagare lo scotto di aver curiosato troppo, volendo accertare se il superiore gerarchico possedesse i titoli per ricoprire l’incarico di direttore della sede provinciale dell’Inps Crotonese. Così la funzionaria decide di andare avanti, inoltrando un’istanza anche al magistrato della Corte dei Conti. Tutto ciò scatena le ire della dirigente che nel 2011 sporge querela contro la funzionaria INPS.

Il caso nell’hinterland crotonese: i dettagli di una storia paradossale

Ne nasce una una guerra legale, che vede la denunciante costretta a rivolgersi ai giudici del tribunale proprio per difendere se stessa da accuse infondate e dal mobbing.

In un paese normale non sarebbe concepibile che chi pretende trasparenza e rispetto delle leggi, debba essere messo sotto torchio. Ma siamo in italia e la storia funziona che chi denuncia (possedendo prove schiaccianti) è costretto a subire un procedimento disciplinare ed una condanna. Chi viene denunciato continua a fare quello che ha sempre fatto, anzi caparbiamente cerca di far valere le ragioni del torto.

Benché sia risaputo che i concorsoni nascondano sempre un’unica certezza ovvero il sintomo di una nazione infetta dalla corruzione, dove la meritocrazia viene costantemente sacrificata sull’altare del malcostume, qui si superano davvero tutti i limiti.

La verità non tarda ad arrivare ed infatti la Procura scopre che nel 2001 la dirigente aveva superato solo un concorso interno in un consorzio per poi essere trasferita nei ruoli dirigenziali dell’Inps nel 2009, ma senza aver sostenuto alcun concorso pubblico.

Ecco quindi che l’epilogo di questa storia sembrerebbe vedere trionfare la giustizia. La dirigente viene raggiunta da un’informativa della Guardia di Finanza che le contesta il reato di truffa aggravata, mentre il Tribunale di Crotone rileva possibili reati contro la PA. Di fatto però non segue nessuna responsabilità erariale o azione penale, posto che la dirigente senza titolo abilitativo (il concorso vinto) ha continuato tranquillamente a fare quello che ha sempre fatto, in modo negligente e approssimativo.. Per il ministro della Funzione pubblica infatti non ci sono criticità nel passaggio dell’interessata da un amministrazione dello Stato all’Inps. La funzionaria INPS intanto ha perso 10 anni della sua vita per aver preteso trasparenza.

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