Nonostante il periodo natalizio sia stato superato grazie al supporto economico offerto dai consumatori, la melegatti continua a navigare in acque piuttosto torbide e agitate, che stanno creando seri problemi a livello economico sia ai lavoratori che all'azienda stessa. I sindacati hanno di fatti ampliato il periodo in cui verrà applicata la CIG (cassa integrazione guadagni) ai dipendenti per ulteriori 13 settimane, ma anche in questo caso vi è un ostacolo posto dall'impresa: è stato richiesto che l'ammortizzatore sociale venga riconosciuto unicamente ai lavoratori non-scioperanti.
D'altro canto, è stata rifiutata anche la possibilità di giungere ad un accordo in merito al fondo Abalone, bloccando così tutte le produzioni delle colombe pasquali.
Fondo Abalone: Melegatti rifiuta l'accordo
Nelle ultime ore, l'azienda produttrice di pandori e colombe ha deciso di rifiutare la firma relativa all'accordo per il fondo maltese Abalone, il quale avrebbe potuto permettere di continuare la produzione del tipico alimento pasquale almeno per il 2018. In questo modo, la Melegatti non sarà più in possesso delle disponibilità liquide necessarie per tenere attiva l'azienda e, soprattutto, per pagare quanto dovuto ai propri dipendenti. Alla base della decisione ci sarebbe la mancata conformità rispetto agli accordi presi dell'erogazione del fondo, il quale avrebbe dovuto coprire nel periodo natalizio 6 milioni di euro.
Non avendo dunque ricevuto la prestazione concordata, la Melegatti si è dichiarata pronta a richiedere il risarcimento dei danni. Il fondo maltese avrebbe potuto risollevare, seppur momentaneamente, la situazione critica della storica azienda veronese, che adesso si trova sull'orlo del fallimento. In risposta alle accuse, è stato diffuso solo un secco ''No comment''.
Una Pasqua senza colombe: il fallimento della Melegatti
Il termine ultimo per cercare una soluzione alternativa al fallimento della Melegatti è stato fissato a venerdì 23 Febbraio, data in cui il tribunale sarà chiamato ad esprimersi a riguardo. Intanto anche i dipendenti stessi della storica azienda hanno cominciato a valutare la richiesta del fallimento della Melegatti, al momento in concordato preventivo.
I presupposti vi sono tutti, in quanto sono sufficienti 30mila euro di crediti e tre stipendi arretrati per poter far sì che si abbia diritto all'esercizio di tale potere. Al momento, però, la maggioranza dei lavoratori non ha avuto il coraggio di porre fine ad una lunga tradizione, nonostante sia consapevole che l'eventuale sentenza di fallimento pronunciata dal Tribunale di Verona andrà a generare una lunga e lenta agonia. In una nota dell'azienda si legge che i consulenti sono a lavoro con l'obiettivo di trovare una giusta soluzione che possa evitare che la Melegatti venga definitivamente dichiarata fallita.