Dopo lo scandalo legato a Cambridge Analytica, Facebook viene ora tenuta sotto stretta osservazione da parte di molte autorità di vigilanza internazionali. Ultima, in ordine di tempo, la nostra Antitrust, che ha appena ufficializzato l'apertura di un'istruttoria nei confronti del famoso social network. La motivazione principale che ha portato all'apertura del procedimento (come si legge nel comunicato diramato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato) è legata all'ipotesi che la piattaforma possa aver diffuso informazioni ingannevoli sui motivi della raccolta dei dati e sul loro utilizzo.
Questo, almeno, è quanto emerso da un tweet postato dalla stessa Autorità, citando un'intervista rilasciata dal suo presidente Giovanni Pitruzzella.
Le dichiarazioni del presidente Pitruzzella
Secondo quanto riportato nel comunicato del presidente dell'Antitrust Pitruzzella, Facebook avrebbe messo in atto delle pratiche commerciali scorrette nei suoi rapporti con i consumatori. In particolare, i messaggi veicolati dal social network conterrebbero delle informazioni ingannevoli. Per chiarire meglio la questione, Pitruzzella ha ricordato che, quando un privato si iscrive al social network, in effetti cede i propri dati alla piattaforma digitale, e spesso non sa, o non è pienamente consapevole, dell'utilizzo che verrà fatto di quelle informazioni.
Quest'aspetto risulta ancora più rilevante alla luce di quanto accaduto di recente, che ha messo in evidenza come Facebook tenda ad utilizzare i dati degli utenti a scopo commerciale.
I motivi che hanno spinto ad aprire l'indagine
Pitruzzella ha chiarito ulteriormente i motivi che hanno indotto l'Antitrust italiana ad aprire un'istruttoria su Facebook.
Con le sue presunte pratiche commerciali scorrette, il social network potrebbe aver leso diversi profili, ad esempio in merito alla privacy degli utenti. Di conseguenza, diverse Autorità di tutela della privacy sia nazionali che europee si sono immediatamente attivate.
Si stanno, infatti, predisponendo delle nuove regole più stringenti per evitare che casi come quello di Cambridge Analytica possano ripetersi in futuro.
A tal proposito, è stata chiesta anche la fattiva collaborazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'Agcom. Infine è necessario tener presenti dei profili commerciali e di tutela dei consumatori, dato che l'Antitrust italiana si è mossa dietro sollecitazione di diverse associazioni dei consumatori che temono per l'utilizzo dei dati sensibili dei loro associati iscritti al famoso social network.
Da un'analisi preliminare della piattaforma di Facebook, l'Antitrust avrebbe evidenziato presunte violazioni degli articoli 20,21, 22, 24 e 25 del Codice del Consumo. Nello specifico, il social network, al momento della registrazione, non informerebbe in maniera adeguata l'utente su tutte le attività commerciali e di raccolta dei dati per finalità commerciali.
Inoltre pare che la piattaforma fondata da Mark Zuckerberg abbia attuato delle pratiche volte ad imporre limitazioni di utilizzo del servizio a chi non fornisca, anche inconsapevolmente, il consenso.
La vicenda, indubbiamente, non va sottovalutata, alla luce anche della sollecitazione inviata a Facebook dalla commissaria europea Jourova, la quale ha chiesto al social network maggiori spiegazioni sullo scandalo Cambridge Analytica. Al momento, l'azienda di Zuckerberg ha risposto confermando che i dati di quasi 3 milioni di profili potrebbero essere stati "impropriamente" condivisi con la società di consulenza britannica.