Potrebbe garantire, teoricamente, circa 5 miliardi di euro l'anno, ma rischia di arenarsi per la mancanza di vera concordia di intenti e di vedute all'interno dell'Unione Europea. Stiamo parlando della web tax, la tassazione dei colossi di internet come Google, Apple, Facebook od Uber. La Commissione Europea, infatti, qualche giorno fa ha proposto di istituire una tassa europea sui redditi di queste multinazionali da sviluppare in due fasi, ma il progetto rischia fortemente di rimanere solo sulla carta. Cerchiamo di chiarire i motivi alla base di questa impasse.

La proposta della Commissione

Innanzitutto vediamo cosa vuole fare la Commissione Europea. Quest'ultima ha intenzione di apportare, giuridicamente, una modifica al concetto di stabile organizzazione all'interno del territorio dell'Unione Europea. L'obiettivo, sulla falsariga del modello già in atto negli Stati Uniti, è quello di procedere ad una suddivisione fra gli Stati membri dell'imposta calcolata su diversi parametri tra cui il valore aggiunto e il fatturato. La Commissione ha, poi, quantificato l'aliquota applicabile e l'ha fissata, in teoria, sul 3% dell'importo calcolato. Questo dovrebbe porre fine al giochetto, da parte dei giganti del web, di scegliere dove stabilire fisicamente le sedi delle varie filiali in base al regime fiscale più o meno favorevole.

La tassazione al 3% verrebbe applicata a quelle aziende del web che, attualmente, fatturano almeno 750 milioni di euro a livello mondiale e 50 milioni di euro sul territorio dell'Unione Europea. E, comunque, solo nel breve periodo. Successivamente, nel lungo periodo come abbiamo detto, verrebbero adottati altri criteri, più pesanti sicuramente.

Gli ostacoli da superare

Per poter attuare questa soluzione, comunque, serve una modifica degli accordi sia a livello internazionale, in sede Ocse, che a livello europeo. E non è una cosa facile da raggiungere. Infatti, è prevedibile che gli USA si opporranno ad una soluzione che danneggi aziende americane, sopratutto adesso che alla Presidenza degli Stati Uniti c'è Donald Trump.

È necessario, poi, che il Consiglio Europeo approvi la proposta della Commissione e per questo serve l'accordo dei vari Governi. Ma, come fa notare Patrizia Toia, capo delegazione del Pd a Bruxelles, dato che questa approvazione era attesa già un mese fa, è evidente che serve una grande azione di convincimento nei confronti dei singoli Governi nazionali perché è necessaria l'unanimità, in caso contrario, essendo la proposta della Commissione non vincolante per gli Stati non se ne farà nulla.