La trattativa in corso tra Intesa Sanpaolo e il gruppo svedese Lindorff Intrum Iustitia, per la dismissione di un portafoglio NPL da 12 miliardi di valore lordo e del 50% della piattaforma di recupero, sembrerebbe vicina a un punto di svolta. Secondo le indiscrezioni circolate, la parte venditrice avrebbe attese di prezzo intorno al 25%, mentre gli acquirenti, dopo aver vagliato diverse soluzioni di partnership, inclusa quella col fondo statunitense CRC, potrebbero alla fine decidere di concludere l'operazione da soli. Advisor per la componente di finanziamento dell'operazione sarebbero Goldmans Sachs e Mediobanca, mentre l'offerta definitiva potrebbe arrivare verso la fine di questo mese.

I numeri dell'operazione

Con un valore lordo nominale (Gross Book Value) di circa 12 miliardi e una significativa componente secured, il portafoglio potrebbe avere un valore di trasferimento compreso tra i 3 e i 3,6 miliardi, corrispondente alla forchetta percentuale tra 25 e 35% indicata dalla parte venditrice.

Ipotizzando una leva intorno al 60-65%, sulla quale sarebbero a lavoro i tecnici di Mediobanca e Godlman Sachs, l'esborso per il colosso svedese dovrebbe aggirarsi sugli 1-1,2 miliardi. Secondo le informazioni circolate finora, si tratterebbe di una somma leggermente superiore alle disponibilità immediate dell'investitore a cui andrebbe aggiunta la quota di prezzo per la metà della piattaforma di servicing, che in passato è stata valutata circa 500 milioni.

Sommando il prezzo del portafoglio e della quota azionari della piattaforma di recupero l'operazione potrebbe avere un controvalore di circa 1,5 miliardi.

L'M&A sui servicer come strategia d'ingresso

Se portata a termine, l'operazione sarebbe solo l'ultima di una serie di operazioni basate sulla logica di acquisire una quota di mercato e un posizionamento all'interno del sistema italiano mediante l'acquisizione di una piattaforma di recupero che vanti già rilevanti mandati di servicing o che possa contare su rilevanti diritti di lavorazione sui flussi futuri di nuovi NPL.

Ad oggi, per dimensione, l'operazione più simile a quella in discussione è sicuramente la cessione di Dobank, successivamente quotata alla borsa di Milano, da parte di Unicredit in favore di Fortress che ha visto anche il trasferimento del portafoglio FINO, del valore di 16 miliardi a PIMCO per la parte secured e a Fortress per quella non garantita.