Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio, intende mettere un tetto alle cosiddette "pensioni d'oro", quelle che superano i 5.000 euro, qualora i contributi versati non giustifichino tale importo. Con tale provvedimento egli si aspetta di ricavare un miliardo di euro da utilizzare per coprire il costo dell'aumento delle Pensioni minime che contestualmente vorrebbe realizzare.

I conti che non tornano

Secondo i calcoli di Di Maio, in base ai dati Inps risulta che i pensionati che percepiscono una pensione netta di 5.000 euro sono oggi circa 30.000, per un costo di 4 miliardi di euro l'anno.

Poiché lo scarto medio tra contributi versati e cifra percepita è circa del 25%, il risparmio dovrebbe essere di circa un miliardo di euro, ma solo in teoria.

Tale calcolo è stato infatti contestato dal Pd attraverso il suo esponente Tommaso Nannicini che, via Twitter, ha indirettamente fatto riferimento ai dati che ha elaborato il Centro studi previdenziali Tabula tenendo conto del fatto che i rendimenti pensionistici sono inversamente proporzionali alla retribuzione, cioè calano al crescere di questa. Infatti, la discrepanza tra contributi e pensioni, sopra i 5.000 euro scende drasticamente al 5% che, se il ministro desse corso ai suoi propositi, consentirebbe un risparmio di soli 200 milioni.

Ma non finisce qui, perché una volta tagliata la pensione, i pensionati in questione pagherebbero meno contributi in virtù della parte tagliata e quindi il minor costo per lo Stato si ridurrebbe ancora, forse della metà, cioè 100 milioni.

Pensionati d'oro sempre più d'oro se passa la flat tax

Infine, Tabula si è presa la briga di andare a vedere cosa accadrebbe a questi pensionati se entrasse in vigore la Flat Tax.

Secondo il Centro studi, ipotizzando l'aliquota maggiore, quella al 20%, vedrebbero un beneficio di quasi 2000 euro al mese (quella attuale è al 43%), che scenderebbe a circa 1.650 euro nel dell'entrata in vigore dei tagli annunciati da Di Maio. Ecco allora che, secondo le parole di Nannicini, si fa strada la differenza che corre tra un annuncio e la realtà che si ottiene facendo calcoli precisi e puntuali.

L'attivismo del ministro

In generale, a poco meno di un mese dalla partenza del governo giallo-verde, si nota un evidente attivismo mediatico dei due ministri di punta, Di Maio e Salvini, i quali ogni giorno forniscono titoli ai giornali; ma quanto di ciò che affermano si tradurrà in provvedimenti concreti? Non lo sappiamo, quello che inizia però ad evidenziarsi in campo economico è una distanza, per ora sotto traccia, con il ministro dell'economia Tria che ha recentemente rassicurato i mercati sull'intenzione di proseguire con la riduzione del debito pubblico ed ha esplicitamente affermato che il reddito di cittadinanza non si potrà fare quest'anno a causa della mancanza di coperture. Questo, giova ricordarlo, è il punto qualificante del programma a 5 stelle e infatti Di Maio non ha gradito. Vedremo gli sviluppi.