Il prezzo del petrolio, secondo il recente vertice dei Paesi produttori svoltosi in questi giorni a Vienna, si sarebbe stabilizzato all'interno della banda di oscillazione tra i 65 e i 75 dollari al barile. Questo è il punto fondamentale che ha indotto i Paesi Produttori, in primis l'Arabia Saudita, a rivedere completamente la propria politica di produzione dell'oro nero. Seguita, in questo, anche dai Paesi Non - Opec, come Russia e Iran, che dovrebbero contribuire al prossimo aumento della produzione, fissato in 1 milione di barili al giorno. Questo incremento, comunque, sarà solo "nominale".

Infatti, diversi fattori interni ed esterni ai singoli Paesi produttori, dovrebbero impedire l'immissione sul mercato di tutta questa nuova offerta di Petrolio. In effetti, secondo gli esperti, i barili netti immessi in commercio dovrebbero essere "solo" 600 mila. Comunque, sufficienti per far calare il prezzo del greggio e, di conseguenza, dei carburanti da esso derivati. Benzina prima di tutto.

I dettagli dell'accordo

Il punto di sintesi che ha permesso di raggiungere l'accordo è proprio l'aggettivo "nominale" riferito al milione di barili di nuova produzione. L'Arabia Saudita avrebbe voluto che questa cifra fosse effettiva. Ma, come accennato, non tutti i Paesi membri hanno la necessaria capacità tecnologica per incrementare la produzione della loro quota parte necessaria a raggiungere questo obiettivo.

Almeno, non nei tempi previsti dall'accordo. Per questo, l'Iran seguito da altri Paesi come il Venezuela, la Nigeria o la Libia, premeva per un aumento più contenuto. Ecco, quindi, la necessità dell'incremento solo nominale. E, in questo senso, l'accordo è stato annunciato dal Ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita Khalid Al - Falih.

Il futuro prossimo degli idrocarburi

Di fatto, la tendenza mondiale è verso un maggiore rispetto dell'Ambiente e verso lo sviluppo e l'implementazione di fonti energetiche alternative e rinnovabili. Questo è sicuramente vero, in linea generale. D'altra parte, vi sono ampie differenze di crescita e progresso tra le varie aree del Pianeta.

Di conseguenza, gli esperti prevedono che la domanda di Petrolio, sopratutto nel Sud - Est Asiatico, rimarrà estremamente alta. A spingere in questa direzione saranno nazioni al alta densità di popolazione, come Cina e India. Il calo dei prezzi, subito dal Petrolio, negli anni passati aveva reso non remunerativi gli investimenti in ricerca di nuovi giacimenti che si erano ridotti di circa il 25%. Ora, potranno riprendere.

La strategia di Arabia Saudita e Russia

Ma dietro l'aumento di produzione appena accordato, secondo diversi esperti, potrebbe esserci un precisa strategia di Arabia Saudita e Russia per accaparrarsi le quote di mercato di quei Paesi che non sono in grado di adeguare la loro produzione ai nuovi standard.

Inoltre, la stabilità dei prezzi dell'oro nero è estremamente necessario all'Arabia Saudita per poter garantire il successo dell'imminente quotazione in borsa del suo gioiello Aramco. Da parte sua, Putin punta sulle entrate petrolifere per contrastare le diverse sanzioni economiche e commerciali imposte al suo Paese dall'Europa. Per lo stesso motivo, l'Iran vorrebbe mantenere le sue quote. Ecco, quindi, che l'accordo accontenta tutti. Almeno in parte.