Ai G7 non piace Libra, la moneta virtuale che Facebook vuole introdurre a partire dal 2020. Dal vertice dei ministri finanziari tenutosi a Chantilly, in Francia, infatti, è giunto un secco no. Lo ha espresso senza mezzi termini il ministro francese Bruno Le Maire, nel suo intervento introduttivo come padrone di casa. Libra – ha detto il ministro – non può diventare una valuta sovrana, tenuto anche conto dei rischi derivanti dal riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo internazionale.

I colossi del web hanno tenuto banco al G7 anche sotto il profilo della loro tassazione.

La super imposta già introdotta in Francia non è vista di buon occhio dagli Stati Uniti. Le Maire però l’ha difesa, trovando dalla sua parte il rappresentante britannico e quello italiano. In tal senso, il ministro francese ha detto di auspicare un accordo condiviso non solo tra i 7 grandi ma con tutti i 129 paesi dell’Ocse.

Libra, una criptovaluta per una platea di miliardi di utenti

Il progetto Libra è stato concepito da David Markus, ex presidente di Pay Pal. Dal 2014 è a Facebook, alla corte di Mark Zuckerberg. La moneta, da introdursi a metà del 2020, sarà spendibile non solo per gli acquisti su Facebook, Instagram o Whatsapp, anche altri 28 partner di peso riuniti in un consorzio con sede in Svizzera la accetteranno.

Tra essi eBay, Booking, Vodafone e Uber. Inoltre, altre 70 società e organizzazioni hanno richiesto di aderire.

In tal modo Facebook intende gestire una moneta accettata da una platea di oltre 2 miliardi di persone, globalmente distribuite. Ma Zuckerberg va oltre e ha dichiarato che, indipendentemente dagli acquisti su Fb, Libra potrà avere tra i suoi utenti tutti coloro in possesso di smartphone ma privi di conto in banca.

Cioè, un miliardo e 700 milioni di persone.

Per fare ciò Facebook ha creato Calibra, una ulteriore società affiliata che invierà le libre tramite portafogli digitali e registrerà le spese. Per alimentare la fiducia nella futura moneta, Zuckerberg ha dichiarato che le transazioni costeranno meno di quelle attuali. Sarà, inoltre, sempre possibile il rimborso in caso di frodi.

Altri dettagli, per il momento, non sono stati diffusi.

Di certo Facebook e i suoi partners presenti o futuri, grazie a Libra, entrano ancor di più nell’ambito del commercio elettronico e nel campo dei trasferimenti in denaro. Come se ciò non bastasse, la preoccupazione delle banche centrali si allarga alle reazioni di altri colossi del web, come Amazon e Apple e a quelle delle banche private. Il rischio è l’inondazione di uno tsunami di criptovalute su scala planetaria.

Il dissenso su Libra crea convergenze con Trump e un inaspettato asse italo-francese

Il dissenso nei confronti di tale innovazione finanziaria da parte di Facebook non è stata espressa soltanto nel G7 di ieri. Già Donald Trump, alcuni giorni fa, ha tuonato contro Zuckenberg, Libra e tutte le criptovalute come Bitcoin, che secondo Trump non sarebbero altro che “aria fritta”.

L’esternazione del Presidente americano si è subito fatta sentire sui mercati e Bitcoin ha perso oltre 25 punti percentuali in una settimana.

A Trump si è affiancata anche la Federal Reserve Usa, secondo cui il progetto Libra non sarebbe ipotizzabile senza garanzie circa la stabilità finanziaria delle valute aventi corso legale, il riciclaggio, la protezione dei consumatori e la privacy. Quindi si è avuta la chiusura totale all’iniziativa espressa dal Ministro delle Finanze francese al summit di Chantilly ma non solo.

Al vertice del G7, infatti, anche il ministro dell’economia italiano, Giovanni Tria ha nettamente preso posizione contro la futura criptovaluta. “C’è una preoccupazione generale” ha detto Tria, che sicuramente “darà luogo a un intervento” da parte degli Stati.

Tria ha anche appoggiato la posizione francese sulla tassazione dei colossi del web. Insomma, Italia e Francia hanno finalmente trovato un nemico comune. Ciò ha fatto subito parlare di un nuovo asse italo-francese, quanto meno in campo finanziario.