In un report pubblicato di recente, l'agenzia di Rating Moodys ha formulato una serie di valutazioni sul processo di riduzione dei crediti deteriorati del sistema bancario italiano. In estrema sintesi, il giudizio è positivo per i risultati raggiunti fino ad oggi, tuttavia viene anche evidenziato come le consistenze di questa tipologia di attivi siano ancora elevate e, dunque, sia necessario perseverare nel processo di riduzione dei rischi.

I due principali canali attraverso i quali si è sviluppato il processo sono costituiti dalla cessione in blocco a investitori istituzionali e il trasferimento dei crediti a veicoli di cartolarizzazioni con il beneficio della GACS (Garanzia sugli attivi cartolarizzati) per le tranche senior dei titoli emessi da queste società.

Al termine dello scorso anno, secondo quanto riportato nel documento, le banche italiane avevano un NPL ratio (rapporto tra crediti non performing e totale crediti) pari a circa 9,3% a fronte di un valore medio del 3,2% per gli istituti degli altri paesi europei.

I progressi conseguiti

L'agenzia di rating apre il documento di valutazione con il riconoscimento dei risultati raggiunti negli ultimi anni. Sotto il profilo delle cessioni in blocco sono state registrate transazioni per un controvalore di circa 70 miliardi. Per quanto riguarda le cartolarizzazioni assistite da GAC sono state censite 21 operazioni per un controvalore di 62 miliardi.

A partire dal picco del 17% nel NPL ratio delle banche italiane registrato nel 2015, l'indicatore di riferimento dovrebbe scendere intorno all'8% nel corso del 2019.

Da sottolineare come la rilevante riduzione nei crediti deteriorati del sistema sia associata principalmente alle operazioni svolte dai cinque principali istituti di credito del paese Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi, Banco BPM, ed UBI Banca.

Pur dando atto dei considerevoli risultati raggiunti, Moodys ha evidenziato come il processo di riduzione dei deteriorati sia destinato a continuare anche nel corso del 2019.

Gli sforzi ancora da fare

Per valutare la strada ancora da percorrere per le banche italiane, al fine di allineare la propria qualità del credito agli standard medi registrati negli altri paesi europei, occorre tenere conto anche delle recenti modifiche al quadro regolamentare in tema di accantonamenti prudenziali e criteri di valutazione contabile.

Secondo le linee guida aggiornate lo scorso marzo dalla BCE gli accantonamenti vanno portati al 100% del valore nominale dei crediti entro 2 anni in assenza di garanzie reali ed entro 7 anni per le esposizioni assistite da garanzia. Sulla base delle linee guida EBA (European Banking Authority) che verranno incorporate nelle normative contabili vincolanti di ciascun paese, la valutazione degli accantonamenti deve tenere conto del fatto che le garanzie reali siano costituite da immobili con o senza parti mobili.

In sintesi, nonostante gli sforzi rilevanti fatti ad oggi, le consistenze di crediti deteriorati delle banche italiane sono ancora elevate e, anche a fronte delle restrizioni introdotte dai regolatori sugli accantonamenti, il percorso di riduzione dei rischi dovrà essere portato avanti anche nel 2019 e, verosimilmente anche negli anni successivi.