L'avvicinarsi della scadenza per la ratifica del progetto di riforma del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, prevista per il prossimo anno, ha scatenato un dibattito acceso sulle conseguenze che le modifiche apportate a questa organizzazione potrebbero avere per il nostro paese. Le critiche di carattere politico riguardano temi di sovranità nazionale e sono state portate avanti da alcuni esponenti del Movimento 5 stelle, della Lega e di Fratelli d’Italia. Alcune perplessità di carattere tecnico sono state altresì esposte dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, in merito alla necessità di attuare una riforma della governance dell'area Euro in parallelo con le modifiche al MES e dall'economista Giampaolo Galli riguardo alla possibilità che la ristrutturazione del debito pubblico divenga una precondizione per ottenere i finanziamenti.
Una sintesi efficace della questione si può trovare nelle parole di Fabio Panetta, direttore generale della Banca d’Italia, che in un'intervista a Luciano Capone, durante la festa de Il Foglio, ha specificato che per l'Italia nella sostanza non cambia nulla dal momento che al momento il nostro paese riesce a finanziarsi senza problemi e tassi bassi e che determinate modifiche per noi sfavorevoli presenti in fasi iniziali della discussione sono state rimosse.
Cosa è il MES e perché è utile all'italia
Storicamente l'esigenza di una rete di sicurezza per i paesi più deboli si è fatta sentire in seguito alla crisi greca e a quelle che Cipro, Portogallo, Irlanda e Spagna si sono trovati ad affrontare.
In tali circostanze è diventato chiaro che per la sopravvivenza dell'Unione Economica e Monetaria Europea è indispensabile l'esistenza di un ente che, in modo simile al Fondo Monetario Internazionale (FMI). possa offrire finanziamenti ai paesi in difficoltà che perdono temporaneamente l'accesso ai mercati finanziari (cioè nessun soggetto privato è disponibile ad acquistare i loro titoli di debito).
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è un'organizzazione intergovernativa che opera in base al diritto pubblico internazionale per tutti gli Stati membri della zona euro che hanno ratificato il trattato che lo istituisce. Questa istituzione dispone di una rilevante dotazione di capitale pari a 704 miliardi, della possibilità di emettere obbligazioni a tassi di favore su durate molto lunghe e consente inoltre l'accesso alle OMT (Outright Monetary Transaction) introdotte da Mario Draghi nel 2012.
Come recentemente ricordato da Giampaolo Galli e Costantino de Blasi su Lettera43 e in un video sul canale Youtube Liberi Oltre le Illusioni, è opportuno evidenziare che il MES opera su base solidaristica raccogliendo la maggior parte dei contributi dai paesi che, verosimilmente, avranno meno bisogno di supporto.
Il nodo della sovranità e della ristrutturazione
Le principali critiche al progetto di modifica del MES hanno a che fare con l'ingerenza che un organismo tecnico potrebbe avere sulla politica dei paesi che dovessero richiedere il suo intervento. A questo proposito va tuttavia ricordato che tutti gli interventi a supporto di paesi in difficoltà per l'accesso ai mercati sono sempre condizionati a una linea di azione, onde evitare meccanismi di azzardo morale.
Inoltre, nel caso di un ipotetico ricorso al MES da parte dell'Italia i requisiti per l'accesso al supporto includono programmi meno invasivi di quelli ai quali hanno dovuto sottostare Grecia, Portogallo, Cipro e Irlanda.
In merito alla ristrutturazione del debito e ai potenziali attacchi speculativi che la sua prospettiva potrebbe generare, occorre considerare che si tratta di un'eventualità sempre possibile quando un paese perde l'accesso al mercato e che in ultima analisi tutto si riduce ad un tema di credibilità che può essere conseguita solo inviando chiari segnali di inversione di rotta rispetto alla condotta che ha portato al dissesto.