Nell'ambito del ciclo di interviste dedicate all'impatto di Covid-19 sull'Energy Industry abbiamo intervistato Alessandra Pasini, Cfo e Chief international & business development officer di Snam. La società si occupa di infrastrutture energetiche ed è attiva nel trasporto, nello stoccaggio e nella rigassificazione del metano, nonché in nuovi business come la mobilità sostenibile, il biometano e l'efficienza energetica. Nel corso della conversazione sono emersi numerosi spunti sulla gestione della crisi legata al nuovo Coronavirus da parte di un grande player del settore, ma anche sulle potenzialità della transizione energetica che ci attende nel prossimo futuro.
Partiamo dalla gestione dell’emergenza Coronavirus e dalle iniziative messe in atto da Snam fin dallo scorso febbraio: quali sono state le strategie avviate a livello organizzativo per garantire la prosecuzione delle attività?
Snam fornisce un servizio essenziale di approvvigionamento energetico al Paese. Ci siamo mossi con due priorità: da un lato tutelare la salute e la sicurezza delle nostre persone e dall’altro garantire la sicurezza energetica dell’Italia. Fin dalla notizia dei primi contagi, lo scorso 21 febbraio, abbiamo messo in sicurezza le sedi, sale di controllo e dispacciamento, gli impianti e ridotto al minimo la presenza fisica sia in ufficio sia sul territorio, oltre a sospendere le trasferte.
Oggi due terzi dei nostri colleghi lavorano in smart working con ottimi risultati in termini di produttività, oltre che di equilibrio vita-lavoro, che è una delle ragioni per le quali, due anni fa, abbiamo intrapreso il percorso del lavoro agile.
Come Snam operate in un settore strategico per l’intero Paese. In tal senso, quali azioni avete attuato per garantire la continuità di funzionamento delle strutture e di fornitura dei servizi?
Dall’inizio dell’emergenza è stato creato in azienda un team interfunzionale con il compito di seguire l’evolversi della situazione, mantenere i contatti con le autorità competenti e garantire sia la business continuity sia il coordinamento e la comunicazione interna ed esterna. Abbiamo adottato tutte le misure precauzionali necessarie per le nostre persone sul campo e assicurato la continuità del dispacciamento, la “sala di controllo” della rete italiana del gas naturale.
Proprio di fronte al dispacciamento abbiamo allestito in soli tre giorni degli alloggi temporanei per ospitare le squadre di tecnici che si sono alternate a turno nell’infrastruttura facendo periodici test prima dell’avvio del turno per assicurare allo stesso tempo la massima tutela dei colleghi e la continuità di esercizio. Grazie al loro contributo, a quello delle persone sul campo e di tutti i colleghi di Snam siamo riusciti a far proseguire il servizio senza alcun disagio e in piena sicurezza, continuando a far arrivare regolarmente il gas a industrie, famiglie e centrali elettriche. Abbiamo anche provveduto, sui pochi cantieri rimasti aperti durante il periodo di lockdown, a dotare non solo i colleghi ma anche i nostri fornitori di dispositivi di sicurezza per permettere l’esercizio delle loro funzioni assicurando distanziamento sociale e protezione.
E per quanto riguarda invece i vostri dipendenti? Com’è cambiato il modo di lavorare in Snam dopo l'inizio dell’epidemia ed il conseguente aumento del rischio di contagio?
Lo smart working è una modalità di lavoro che buona parte dell’azienda aveva già sperimentato con successo da circa due anni, ma naturalmente abbiamo dovuto abituarci in fretta a un utilizzo intenso per un lungo periodo. Solo nella prima settimana abbiamo effettuato 260mila ore di skypecall, con picchi di 1.800 colleghi connessi contemporaneamente. Abbiamo trovato nuovi modi per comunicare tra colleghi e seguire i progetti. Naturalmente rimane essenziale il lavoro dei nostri tecnici su rete e impianti per garantire la sicurezza energetica del Paese.
E’ indubbio che questo tragico virus porti con sé, tra le tante conseguenze, anche un modo completamente nuovo di lavorare e ammetto che i risultati in termini di efficacia sono stati sorprendenti, soprattutto perché ciascun collega a casa ha dovuto contemporaneamente gestire le richieste del lavoro oltre che gli aspetti familiari e personali, con un aggravio di fatica.
Durante l’emergenza non è venuta meno l’attenzione per la formazione del personale. Come avete superato l’ostacolo dato dall’impossibilità di organizzare riunioni e percorsi formativi dal vivo?
Per Snam la formazione è centrale. Il nostro Snam Institute ha erogato negli ultimi tre anni circa 390mila ore di training. Ci siamo impegnati a garantire la formazione delle nostre persone anche in questa fase, rimodulando il catalogo per favorire programmi e corsi a distanza.
Abbiamo anche lanciato dei coaching online ad hoc e potenziato gli strumenti di welfare per garantire il migliore equilibrio vita-lavoro. Allo stesso tempo stiamo valutando l’introduzione di ulteriori tipologie di corsi perché l’attività di lavoro da casa che verosimilmente si protrarrà ancora, almeno in parte, per diversi mesi, richiede un tipo di assistenza e supporto di natura differente.
Passiamo a quelle che sono state le iniziative adottate in favore degli stakeholder e più in generale della comunità nella quale operate. Fin dall’inizio della crisi vi siete attivati congiuntamente con la Fondazione Snam per contrastare l’emergenza: può raccontarci attraverso quali provvedimenti e con quali risultati?
Il nostro impegno è rivolto sia al sistema sanitario, che supportiamo attraverso donazioni e acquisti di materiale medico e dispositivi di protezione, sia al terzo settore, finanziando e promuovendo iniziative per proteggere la popolazione più fragile. A questi scopi abbiamo destinato 20 milioni di euro. Finora, grazie ai nostri contatti internazionali, abbiamo reperito e donato agli ospedali e alle strutture sanitarie italiane oltre 600 ventilatori polmonari e 600mila mascherine N95 e ne abbiamo acquistate altre per conto della struttura del Commissario straordinario e di alcune Regioni ed enti. Siamo impegnati in iniziative solidali anche negli altri paesi in cui siamo presenti con nostre consociate: ad esempio in Grecia stiamo contribuendo alla donazione di 90mila tute protettive e a supportare due associazioni non profit per 500mila euro complessivi.
Per quanto riguarda il settore non profit italiano, con Fondazione Snam collaboriamo con 40 associazioni in difesa delle persone più vulnerabili, come anziani, minori, donne vittime di violenza, persone senza fissa dimora.
Nelle precedenti risposte è stata sottolineata l’importanza degli investimenti in tecnologia. In questo senso, aver già avviato il ricorso allo smart working con largo anticipo rispetto allo scoppio della crisi ha costituito un importante fattore di resilienza. Può raccontare ai nostri lettori in che modo la crisi che stiamo vivendo pensa possa portare a un cambio di paradigma nel vostro settore in futuro?
Per quanto riguarda il nostro settore, una volta superata l’emergenza sanitaria, ci aspettiamo che si affermino con sempre più forza gli investimenti nella transizione energetica, anche con il supporto della finanza sostenibile.
La lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici resta una priorità globale e in particolare europea. In questo campo il nostro piano prevede investimenti per 1,4 miliardi di euro al 2023 tra nuovi business (efficienza energetica, biometano, mobilità sostenibile), riduzione degli impatti ambientali nelle nostre attività tradizionali e innovazione tecnologica. Penso che gli investimenti del Green New Deal e quelli in infrastrutture saranno fondamentali per far ripartire l’Europa e l’Italia dopo questi mesi difficili, creando nuove opportunità di sviluppo e occupazione. In questo Snam può giocare un ruolo chiave perché attraverso la propria rete interconnessa può facilitare il trasporto dei gas verdi – biometano e idrogeno verde – che sono componenti essenziali per il raggiungimento al 2050 della neutralità delle emissioni.
Snam è stato il primo operatore al mondo a testare un blend al 10% tra gas naturale e idrogeno e continueremo a puntare sulla decarbonizzazione investendo in tecnologie e strumenti che possano accelerare lo sviluppo e l’utilizzo dei gas verdi, oltre che nell’efficienza energetica.