Torniamo ad approfondire l’impatto della drammatica diffusione del Coronavirus sull’energy industry intervistando l’Head of Italy Market di Enel Nicola Lanzetta. Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria il gruppo ha messo in atto una decisa azione di coordinamento, offrendo aiuto e sostegno concreto in un momento drammatico come quello attuale non solo ai propri interlocutori diretti, ma a tutto il Paese.

Partiamo dalle prime azioni che Enel ha avviato per affrontare l’emergenza Coronavirus. Il gruppo ha istituito una vera e propria task force con l’obiettivo di regolare e dirigere le iniziative di risposta alla rapida diffusione dell’epidemia: può raccontarci con quali risvolti operativi in Italia?

La prima attività messa in campo è stata proprio l’istituzione di una task force. Tra l’altro noi siamo presenti in oltre 30 Paesi e l’Italia è risultata la prima nazione operativa in tal senso. L’obiettivo è stato, da un punto di vista di metodo, far sì che potessimo muoverci in modo coordinato, abbattendo il rischio in un’agenda complessa come quella di Enel di duplicare delle attività o dimenticarci di altre. Questo per focalizzarci su tre grandi temi: il primo consisteva nel garantire il monitoraggio sanitario, comprendendo come continuare a fare il nostro lavoro in assoluta sicurezza. Il secondo aspetto prevedeva di rivolgersi ai clienti perché continuassero ad avere energia elettrica. In questo caso la task force aveva il compito di mettere in campo procedure e processi affinché nulla cambiasse rispetto al giorno prima per i clienti.

Infine, il terzo tema era di garantire la stessa attenzione a tutti i nostri stakeholders, verso i quali abbiamo agito con responsabilità per offrire loro i vantaggi del nostro programma di gestione dell’emergenza.

Per quanto concerne le misure di sostegno adottate in favore dei clienti e dei territori dove Enel opera ogni giorno, quali sono stati i provvedimenti presi dopo il conclamato deflagrare di Covid-19?

Per ciò che riguarda i clienti, avendo portato in sicurezza il servizio essenziale abbiamo messo in campo delle attività con l’obiettivo di rendere meno drammatico per loro il periodo che stiamo vivendo. Abbiamo quindi concretizzato diverse attività oltre le nostre competenze tradizionali e si parla di misure di sostegno per chi sta a casa. Ad esempio attraverso premi, erogazione di sconti per il video streaming, abbonamenti gratuiti o facilitazioni per pagare la spesa farmaceutica online. Una seconda linea di sviluppo ha riguardato il cambio di abitudini dei nostri clienti. Abbiamo fortemente incentivato l’utilizzo di strumenti digitali per evitare che il cliente uscisse esponendosi così al rischio di contagio, anche attraverso bonus economici per pagamenti digitali. Inoltre, cosa importantissima in questo momento, abbiamo attivato una promozione per l’emergenza Covid-19 estendendo una partnership con il fornitore di connessione in fibra ottica Melita, grazie alla quale è possibile beneficiare di tre mesi di canone gratis. Infine, nel mondo dell’energia esiste una classe di clienti che vivono condizioni di disagio risultando beneficiari di un bonus sociale corrispondente a 20 euro al mese. Per questo periodo Enel Energia ha deciso di raddoppiare tale bonus a 40 euro, aggiungendo così altre 20 euro.

Rispetto invece ai numerosi dipendenti presenti in Italia, in che modo è cambiato il modo di lavorare in Enel dopo la diffusione del Coronavirus?

Siamo riusciti a ricorrere in maniera molto veloce allo smart working, anche grazie agli ingenti investimenti in termini di digitalizzazione avvenuti negli ultimi tre anni. Quindi, in poco più di una settimana siamo stati in grado di mettere il 50% dei nostri dipendenti in smart working. Praticamene tutto ciò che non è gestione della rete viene fatto da casa, come il controllo remoto di una centrale. Tutto questo viene fatto in tutta Italia, a meno di esigenze non differibili. Essendo molto presenti anche all’estero ed in Europa (si pensi ad esempio alla Spagna o al Sud America), abbiamo esteso anche in questi territori il ricorso allo smartworking. In tal senso, il processo di digitalizzazione in questa occasione è emerso come condizione sine qua non. Oggi ci sono 37mila colleghi che lavorano da casa e circa 15mila in Italia e tutto ciò rappresenta senz’altro una delle sfide più importanti che siamo riusciti a vincere. Tra l’altro siamo convinti che questa maniera di lavorare ci avrà insegnato tante cose una volta finita l’emergenza. Basti pensare a quanto può costare il commuting lavoro - abitazione in termini di tempo, soldi e benessere del pianeta in risparmio di emissioni. Lo abbiamo sperimentato in maniera forte ed abbiamo visto che funziona. Poi, abbiamo attivato una polizza assicurativa per tutti i 68mila dipendenti del mondo di Enel. Non vorremmo mai utilizzarla, ma in questo modo se dovesse succedere qualcosa i dipendenti potranno beneficiare anche di questa coperture, oltre che di tutte quelle già previste in precedenza.

Negli scorsi giorni è stata siglata anche un’intesa con le segreterie delle organizzazioni sindacali, può spiegare con quali risvolti?

Sì, partiamo dal presupposto che ci sono alcune attività che fisicamente devono essere fatte on-site. Tutte le nostre centrali sono automatizzate, però alcune attività vanno fatte sul luogo e quindi ci sono dei colleghi che si occupano di questo. Quello che abbiamo fatto per i colleghi che rischiavano invece di stare a casa e di sprecare le proprie ferie è di creare una vera e propria “banca ferie”, dove ognuno di noi può donare dei giorni a chi non può ricorrere allo smart working.

Ad oggi, avete riscontrato un impatto economico del virus sul business dell’azienda?

Per il momento stiamo riscontrando due segnali forti. Da un lato c’è una riduzione dei consumi industriali. Dall’altro, quasi a compensare non in termini di quantità ma di valore, un aumento dei consumi domestici. Questo per dire che c’è stato un importante cambio di paradigma, ma da un punto di vista meramente economico ad oggi non vediamo uno stravolgimento dei risultati dell’azienda.

E per quanto concerne invece l’intervento a sostegno del terzo settore e delle realtà impegnate nell’assistenza sanitaria tramite la Onlus Enel Cuore, quali misure e iniziative sono state messe in campo?

Enel cuore è la nostra Onlus che si occupa di iniziative solidali, dove confluiscono le attività di tutte le società e business unit del gruppo. In questo momento ha avuto un ruolo fondamentale, basti pensare che sono stati stanziati 23 milioni di euro distribuiti sui territori dove operiamo. Una parte molto importante di questi fondi è andata in prima battuta all’emergenza sanitaria. Posti letto, macchinari, tecnologie. Una seconda parte viene dirottata al terzo settore, cioè a quelle organizzazioni che si stanno occupando di lavorare per mitigare la tragedia. La scelta importantissima è stata fatta rispetto al ruolo degli infermieri attraverso il sostegno della Federazione Italiana del personale infermieristico. Purtroppo per via del Coronavirus tra gli infermieri ci sono stati molti morti ed un numero enorme di malati, essendo stati esposti fin dall’inizio dell’emergenza. Quindi abbiamo deciso di sostenere non solo direttamente l’attività di crowdfunding organizzata da FNOPI, ma di contribuire noi stessi anche alla diffusione della raccolta fondi. Sia per gli infermieri venuti a mancare, sia per l’assistenza psicologica del personale, oltre che per aiutare anche a livello materiale perché alcuni infermieri sono costretti a non rientrare a casa per precauzione contro il possibile contagio. Infine, abbiamo annunciato tramite la Presidenza ed il nostro AD anche una campagna interna di crowdfunding, alla quale contribuirà anche tutto il top management del Gruppo Enel.

Un’ultima domanda riguarda l’impatto dell’emergenza dovuta al Coronavirus all’interno del comparto nel quale operate: quali saranno, a suo modo di vedere, le principali implicazioni di quanto sta avvenendo nel medio e lungo termine in Italia?

In Italia evidenzierei due cose. Da un lato vedendo l’attuale drammaticità della situazione dal punto di vista sanitario, se il blocco non dovesse proseguire in modo eccessivo, in termini di business potrebbe non fare malissimo all’interno del settore. Pensiamo che le aziende possano velocemente ritornare a produrre e quindi noi affiancarle in questo sviluppo. Abbiamo in tal senso una speranza abbastanza concreta. Sicuramente ci porteremo a casa la potenzialità della digitalizzazione e dello smartworking. Questo riguarda noi e paradossalmente, ma in maniera consequenziale, anche la nostra clientela. Le faccio un esempio: noi abbiamo delle aziende che forniscono un servizio di assistenza clienti svolto tipicamente in sedi molto grandi. Anche qui nell’arco di meno di 15 giorni abbiamo attivato con questi partner circa 4600 operatori da casa. Si tratta di persone che fino ieri andavano a lavorare in sede. Quindi lo smart working rappresenterà davvero un cambiamento importante. Un altro paradigma è l’aumento delle operazioni digitali, i pagamenti telematici... tutta la nostra interazione con il web, con le chat, con l’App. Questi aspetti sono quelli che a mio avviso non torneranno indietro e che ci porteremo avanti anche nel prossimo futuro.