La pizza Margherita ha compiuto 131 anni, il giorno 11 giugno 2020. Pochi e semplici sono stati, sin dall'esordio, i suoi ingredienti: pomodoro, mozzarella, basilico, farina, acqua, sale e olio. Eppure questa semplicità è riuscita a conquistare, da subito, il gusto delle famiglie nobili e delle persone comuni diventando, nel tempo, il simbolo della città di Napoli, come il sole e il golfo; della scienza in tavola, in quanto espressione della dieta mediterranea, nonché punta di diamante del Made in Italy nel mondo in longevità, creatività e buonumore.

Per non dimenticare, poi, che nel 2017 l'Unesco ha proclamato l'arte dei pizzaioli patrimonio immateriale dell'umanità. Nonostante il prodotto sia stato resiliente durante il periodo della recente pandemia, Coldiretti avverte che è stato registrato un notevole e preoccupante calo delle vendite: -50%.

La nascita della pizza Margherita

Secondo un'analisi Coldiretti, nel 1889 il Capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli affidò alla pizzeria Brandi, di Napoli, l'onere e l'onore di preparare, nella residenza estiva della famiglia reale cioè il Palazzo di Capodimonte, le sue famose pizze per Sua Maestà, la Regina d'Italia, Margherita di Savoia. Nel mese di giugno di quell'anno con una lettera di convocazione datata il giorno 11, il cuoco Raffaele Esposito iniziò la preparazione e, ancor prima, l'ideazione della pizza che, egli stesso, chiamò Margherita, in onore della Regina perché i colori degli ingredienti: il rosso dei pomodori, il bianco della mozzarella e il verde del basilico, rappresentavano, e rappresentano tutt'oggi, i colori della bandiera italiana.

Tuttavia, l'ingrediente che potremo considerare un "invisible asset" fondamentale per la sua produzione è, da sempre, stato la creatività.

L'etimologia del sostantivo pizza non è legata all'origine del prodotto come,invece, è avvenuto per la sua notorietà in Italia e nel mondo. Secondo molti studiosi pizza deriva da pinsa che nella lingua napoletana è il participio passato del verbo latino pinsere che significa pigiare, schiacciare.

Infatti, la preparazione della pizza inizia da un panetto d'impasto che deve, necessariamente, essere pigiato, delicatamente con i polpastrelli, dal centro verso l'esterno in modo da formare una focaccia tonda, molto schiacciata al centro e rialzata ai bordi che diventa, poi, la base per la pizza. Le basi per le pizze non sono uguali ovunque: a Napoli sono soffici e friabili, a Roma, invece, preferiscono,generalmente, una base sottile e croccante.

L'elemento che accomuna tutti i pizzaioli che vogliono realizzare una vera pizza Margherita è l'utilizzo di prodotti 100% italiani. Quando,poi, i prodotti sono di Napoli oppure provengono da alcuni paesi alle falde del Vesuvio, come San Giorgio a Cremano, il risultato è senza paragoni. Secondo un'indagine Doxa/Deliveroo sul legame tra tipologia di cibo e buonumore, quasi un italiano su due non ha avuto esitazioni nell'abbinare questo legame al famoso lievitato napoletano. In particolare, hanno risposto in questo modo le donne e i millennials, cioè i giovani tra i 25 e i 34 anni, del sud Italia e delle isole.

La pizza Margherita conquista il mondo tra innovazioni e varianti produttive

Uno dei luoghi del mondo in cui la pizza Margherita è stata particolarmente conosciuta ed apprezzata è l'America.

Con lo sbarco degli immigrati italiani,nel XIX secolo, la caratteristica produzione napoletana basata su quella semplicità e creatività che sono riusciti, da sempre, a tradurre in un sapore unico i colori della bandiera italiana, fu conosciuta negli Stati Uniti e, in particolare, a San Francisco, New York e Filadelfia. In quei luoghi la pizza fu inizialmente venduta sulle strade dei quartieri italiani.

Nel Nuovo Continente gli italiani continuarono a produrre la pizza con creatività realizzando prodotti innovativi per adattarli alle tradizioni delle popolazioni locali. Tra le pizze inventate dagli italiani in America sono diventate famose la pizza arrotolata di Filadelfia e la deep-dish pizza di Chicago caratterizzata da un bordo molto alto.

Da questi prodotti innovativi si distinguono, nettamente, le varianti della pizza napoletana come la pizza hawaiana che è prodotta con ananas e prosciutto e che è diventata ugualmente famosa in tutto il mondo.

La pizza Margherita e il calo delle vendite

Indipendentemente dalle affermazioni a livello mondiale, quando si parla di pizza Margherita si parla di Napoli e viceversa.Un legame unico fatto di sapori e colori che niente e nessuno è riuscito mai a fermare, compresa la recente pandemia. La città di Napoli è riuscita ad affrontare e a superare le difficoltà, di questo periodo, ben note a tutti. Non sono poche le pizzerie che hanno proposto una versione resiliente rispettando le norme di sicurezza igienico-sanitaria e del distanziamento sociale senza trascurare l'elemento tipico di questa produzione: la creatività; dai consigli, attraverso i video, dei famosi pizzaioli napoletani per preparare la vera pizza Margherita a casa durante il periodo del lockdown agli esempi del food delivery in fase di riapertura.

Nonostante ciò è stato registrato un calo notevole delle vendite che Coldiretti ha rilevato nel seguente modo: durante il periodo del lockdown si è verificato un aumento considerevole delle vendite di preparati per pizze ( +101%) nei supermercati; con la fase di riapertura, invece, le vendite sono state difficili a causa della diffusa diffidenza, della chiusura di molti uffici che hanno optato per lo smart working e della riduzione dei turisti stranieri; con il risultato che in questo periodo le vendite sono state dimezzate, mettendo a rischio il lavoro di numerosi addetti.