Per la serie BlastingTalks, intervistiamo il vicedirettore rete di GARR Claudia Battista. GARR rappresenta la rete nazionale a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. Il suo principale obiettivo è quello di fornire connettività ad alte prestazioni e servizi innovativi per le attività quotidiane di docenti, ricercatori e studenti e per la collaborazione a livello internazionale.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

Leggi le altre interviste della serie sul canale BlastingTalks Italia.

Partiamo dal vostro settore di attività: può spiegare ai lettori in cosa consiste la rete GARR e come viene gestita?

La rete GARR è principalmente la rete di una comunità: quella della ricerca, dell’istruzione e della cultura. Storicamente nasce con l’intento di mettere insieme le pionieristiche iniziative di reti nate nelle università e nei centri di ricerca alla fine degli anni ‘70. GARR, il cui nome fa la comparsa nel 1986, è di fatto la prima rete nazionale ad essere operativa su tutto il territorio italiano. Oggi la rete è gestita da un’associazione senza scopo di lucro, il Consortium GARR, che vede tra i soci i principali protagonisti della ricerca italiana: CNR, ENEA, INFN, INAF, INGV e tutte le università statali rappresentate dalla Fondazione CRUI.

Rispetto a questo quadro generale, qual è il vostro obiettivo?

Il principale obiettivo di GARR è fornire connettività ad alte prestazioni e sviluppare servizi innovativi per le attività quotidiane di docenti, ricercatori e studenti e per la collaborazione a livello internazionale. Possiamo contare su un’infrastruttura digitale con circa 20.000 km di fibra ottica su tutto il territorio nazionale.

Connettiamo circa 4,5 milioni di utenti in oltre 1.000 sedi tra enti di ricerca, università, ospedali di ricerca, istituti culturali, biblioteche, musei, scuole. La rete GARR inoltre è interconnessa alle reti internazionali della ricerca e all’Internet mondiale per permettere ai ricercatori di collaborare indipendentemente dalla posizione geografica.

GARR, è da sempre parte integrante della rete europea della ricerca GÉANT, della quale è proprietaria insieme alle altre reti nazionali europee.

Cosa contraddistingue GARR rispetto agli operatori commerciali e quali obiettivi si pone nel medio e lungo termine?

La principale caratteristica della nostra rete è che nasce dalle esigenze degli utilizzatori. L’ascolto dei bisogni particolari, e molto spesso unici, fa sì che GARR possa interconnettere ad altissime velocità luoghi geograficamente molto distanti dai principali centri abitati. Basti pensare ad osservatori astronomici o laboratori sottomarini che per esigenze di ricerca richiedono un forte isolamento. In questo senso, diamo un sostanziale contributo al superamento del digital divide, poiché non siamo condizionati da logiche di mercato o di profitto.

In che modo rendete tutto questo possibile?

La dorsale è progettata in modo da anticipare e soddisfare le esigenze future (overprovisioning) in contrapposizione a quanto fanno le reti commerciali che spesso praticano un overbooking delle risorse. Lo scopo della rete GARR infatti è fornire ai propri utenti gli strumenti per essere protagonisti attivi della rete e non semplici fruitori di servizi di altri. Per questo motivo tutti i nostri collegamenti sono dedicati e simmetrici nella capacità di banda, ovvero è data la stessa possibilità di effettuare download e upload, per il caricamento in rete dei propri dati e contenuti.

Dal punto di vista operativo, com’è cambiato il vostro modo di lavorare dopo l’avvento del coronavirus e i provvedimenti restrittivi alla mobilità avviati dal governo?

Lavorando con la rete, siamo abituati da sempre a lavorare da remoto: GARR ha uno staff di circa 70 persone e gestisce una rete con oltre 100 punti di presenza e più di mille sedi collegate in tutta Italia, con la sola collaborazione degli amministratori di rete locali e il supporto dei fornitori. Abbiamo degli avanzati sistemi di monitoraggio del funzionamento della rete e software VPN per gestire da remoto la rete IP e trasmissiva. L’utilizzo di strumenti per la gestione condivisa dei documenti e per la gestione dei flussi di lavoro, inoltre, ha senz’altro reso più semplice il coordinamento e la collaborazione. Stiamo inoltre lavorando alla rete del futuro, che avrà sempre più una componente software che consentirà di automatizzare molte delle operazioni, per rendere ancora più efficiente la gestione e il controllo della rete.

Mentre per quanto concerne i vostri utenti, come sono cambiate le richieste di accesso alle rete e alle vostre soluzioni tecnologiche in questi mesi? Può darci dei riscontri statistici al riguardo?

Nei primi giorni di lockdown, quasi un anno fa, abbiamo assistito ad un incremento notevole del traffico in upload: circa il 60% in più rispetto alla media annuale. È stato l’effetto dell’accesso remoto degli studenti allo streaming video delle lezioni universitarie. Nonostante tale aumento del traffico la rete ha tenuto benissimo proprio perché è stata progettata per essere simmetrica e in grado di far fronte a richieste improvvise di banda maggiore. Abbiamo inevitabilmente registrato un incremento della domanda di sistemi di videoconferenza per l’e-learning e il lavoro di team.

GARR già forniva alla sua comunità sistemi di videoconferenza come Vconf e WebMeetings, ma abbiamo deciso di ampliare le risorse per la comunità prendendo parte ad iniziative di solidarietà digitale come ad esempio iorestoacasa.work per offrire soluzioni gratuite e open source (OpenMeet, EduMeet) mettendo a disposizione dei server sulla cloud GARR e competenze per lo sviluppo. In questi mesi è aumentata la consapevolezza dell’importanza di una rete efficiente e ad alte prestazioni, in modo particolare per la didattica. Abbiamo visto una crescita di richieste di collegamento da parte di diversi istituti di formazione: dai conservatori di musica alle scuole.

Quali sono i progetti di sviluppo per il futuro?

L’obiettivo primario è continuare a far evolvere l’infrastruttura mantenendo l’eccellenza che ci viene riconosciuta e aumentare la capillarità sul territorio, la resilienza e l’affidabilità. Per fare ciò è necessario mantenere la piena gestione della fibra ottica. Abbiamo avviato recentemente bandi di gara per la realizzazione di una nuova generazione di rete, che abbiamo chiamato GARR-T, come Terabit che è l’orizzonte di riferimento. Avremo presto una dorsale con capacità elevatissime (con collegamenti a 400 Gbps), strumenti di monitoraggio sofisticati per agire proattivamente e soluzioni tecnologiche che, grazie all’automazione, permetteranno di programmare le reti. Così l’infrastruttura sarà sempre più flessibile e saremo in grado di rispondere velocemente alle richieste degli utenti.

Cosa cambierà dopo questi interventi?

Non si tratta solo di un’evoluzione, ma di un vero e proprio cambio di paradigma, un salto tecnologico che affrontiamo considerandolo come una vera opportunità e non un costo. Tra le principali novità introdotte, c’è il trasporto DCI (Data Centre Interconnection), una tecnologia che consente di usare la fibra ottica in maniera dedicata, mantenendo inalterate le prestazioni anche a lunghe distanze. Saremo tra i primi in Europa ad utilizzarlo su larga scala e favoriremo così la sostenibilità della rete sia dal punto di vista energetico che economico. Oltre alla rete, contiamo di potenziare i servizi e mantenere un’elevata attenzione sui temi della cybersecurity.

Inoltre, siamo impegnati sul fronte del Cloud: gestiamo un’infrastruttura federata di calcolo e storage e collaboriamo alla creazione di una piattaforma di cloud federata per la ricerca a livello nazionale che possa favorire un pieno sviluppo dell’Open Science.

Infine, dal vostro particolare punto di vista cosa possiamo imparare da quanto stiamo vivendo in questi mesi per diventare più resilienti di fronte a sfide come quelle attuali e quali opportunità possiamo cogliere per favorire la ripartenza?

Questo periodo ha rafforzato ancor di più la convinzione che un approccio collaborativo possa fare la differenza all’interno di una comunità. Un esempio di ciò è lo spirito che si è creato all’interno di GARR Lab, un “laboratorio” che riunisce utenti della rete GARR, uniti dalla voglia di fare squadra, condividendo buone pratiche e studiando problemi comuni in modo da rendere la comunità dell’istruzione e della ricerca più coesa e resiliente. Da questa sinergia non possiamo che aspettarci interessanti novità per il futuro.