Per la serie BlastingTalks intervistiamo Stefano Besseghini, presidente dell’​​Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Arera è l’organismo indipendente che svolge una fondamentale attività di regolazione e di controllo negli ambiti dell'energia elettrica e del gas naturale, oltre che nei settori dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore.

Blasting Talks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Partiamo facendo il punto della situazione dopo la presentazione a Parlamento e Governo della Relazione Annuale sullo Stato dei Servizi e sull’attività svolta da Arera: quale quadro emerge rispetto ai settori di vostra competenza?

Emerge un quadro abbastanza confortante, anche se è sempre bene pesare le parole di ottimismo con molta cautela. Dico moderato ottimismo perché in fondo il sistema energetico, nei suoi aspetti di qualità e di costruzione del nuovo modello di mercato, segue un percorso che si sta svolgendo abbastanza coerentemente con i tempi indicati nel quadro strategico ARERA 2019-2021, che poi è il nostro piano industriale.

Pur con qualche disallineamento dovuto inevitabilmente al covid-19. Anche dal punto di vista di aspetti più innovativi, come gli esperimenti regolatori. Un buon esempio di applicazione pratica di questi esperimenti è legato al miglioramento delle performance sulla riduzione di interruzioni e blackout improvvisi sul territorio, da sempre vanto del sistema italiano, ma che negli ultimi 2 anni avevano subito un lieve peggioramento.

E per quanto riguarda il mercato dei servizi di supporto al sistema elettrico?

Con la partecipazione dei soggetti interessati e gli esperimenti regolatori stiamo per esempio riscrivendo la regolazione sul “dispacciamento” elettrico, in poche parole come coordinare produzione di energia ed equilibrio domanda-offerta in ogni istante sulla rete, disegnando un sistema elettrico a “prova di futuro”, includendo la forte crescita delle fonti rinnovabili o la mobilità elettrica.

Le sperimentazioni che si stanno facendo per favorire l’aggregazione e l’efficientamento dei servizi stanno procedendo. Contiamo entro il primo semestre del prossimo anno di rilasciare questa nuova regolamentazione. Sarà un cambiamento importante perché non solo darà spazio alle rinnovabili ma renderà possibile programmare le modalità di consegna dei servizi in tempo reale.

Passiamo al mercato retail: cosa è avvenuto nell’ultimo anno?

La cosa importante è che nel 2021 si sia riusciti a rispettare temi e metodi previsti per la partenza del servizio a tutele graduali. Forse il primo vero approccio di transizione al mercato libero, che però ricordiamo esiste come opzione per tutti da circa dieci anni.

Un processo avviato in modo organizzato e non affidato alla scelta dei singoli. È stato un percorso complicato, però lo si è fatto nei tempi. Il primo di luglio 2021 è andato completamente in esercizio per circa 200 mila tra piccole e alcune micro imprese che non possono più rifornirsi nel mercato tutelato. Ma la cosa interessante è che le aste di assegnazione del servizio sono state partecipate e hanno anche spuntato talvolta prezzi migliori del mercato di tutela. Ricordiamo invece che per le altre microimprese non coinvolte e le famiglie resta la data del 31 dicembre 2022 per passare al mercato libero.

Quali sono le principali novità nel settore elettrico?

L’autorità ha lavorato molto anche in un momento non facilissimo, perché il lockdown c’era per tutti.

Pensiamo all’introduzione dell’automatismo del bonus sociale semplicemente ottenendo l’ISEE. L’Inps verifica direttamente i criteri di fruizione e in caso positivo trasmette i dati alla nostra banca dati, dove ci sono tutti i contratti di fornitura. In questa maniera il sistema manda direttamente il segnale al venditore affinché riconosca lo sconto in bolletta alla famiglia. È una cosa importante perché tradizionalmente avevamo un’adesione di circa il 30% delle famiglie rispetto agli aventi diritto, mentre ora siamo molto vicini all’intera platea, passando da 700 mila a quasi 3 milioni di bonus acqua, luce e gas e risparmi rilevanti per chi è in difficoltà.

Cosa ci può dire in merito al settore idrico e a quello dei rifiuti?

Sulla parte dell’idrico ci sono altrettanti segnali incoraggianti, perché si è completata la raccolta dei dati di qualità tecnica, registrando finalmente un'inversione di tendenza dopo anni di criticità. Si pensi, ad esempio, al fenomeno delle “reti colabrodo”, che con la regolazione stanno invece migliorando, riducendo le perdite di acqua dalla fonte a casa. Mentre sulla qualità commerciale o contrattuale abbiamo fatto una cosa interessante, che è quella di cominciare a pubblicare sul nostro sito informazioni e grafici in open data. Ora i consumatori possono vedere la qualità del proprio gestore idrico ed effettuare confronti con altre zone d’Italia o rispetto a gestori con caratteristiche simili.

Per il settore dei rifiuti c’è una fase di regolazione più acerba perché abbiamo iniziato nel 2018 trovando una situazione frammentata e molto diversificata in tutta Italia. Il punto è che dai dati emerge come chi ha una gestione efficiente e industriale del servizio fa pagare meno ai cittadini, e viceversa. Pertanto abbiamo creato un metodo tariffario, quello per intenderci che porta a calcolare la TARI nelle nostre città, che punti a migliorare il servizio e a creare gestioni sostenibili ed efficienti. E ora con il secondo metodo tariffario partito ad agosto, a parte confermare e migliorare alcuni aspetti del primo metodo tariffario, è stata introdotta la novità della regolazione degli impianti.

Questi saranno caratterizzati da criteri differenziati, i quali permettono di dare certezza sugli investimenti, ma anche sui costi premiando l’economia circolare e penalizzando le discariche.

Qual è stato, a suo parere, il ruolo della transizione ecologica durante la pandemia e com’è cambiato il senso di urgenza rispetto al tema della sostenibilità?

Ci sono due aspetti interessanti. Il primo è che nel lockdown il sistema energetico è andato incontro a una sorta di prova di futuro. Abbiamo vissuto un sistema elettrico nel quale la penetrazione delle rinnovabili (vista la discesa della domanda) è stata elevata. In questo contesto, i sistemi di bilanciamento diventeranno sempre più la regola. La notizia positiva è che il sistema elettrico ha tenuto bene a questa situazione e ha dato anche delle indicazioni su cosa deve essere migliorato.

Quindi è stato un banco di prova molto interessante e dal quale emergono molte informazioni e tantissimi dati.

Dall’altra parte è chiaro che ora c’è bisogno di una sollecitazione all’economia in senso generale, perché questa fase di rallentamento violento ha avuto conseguenze. Ed è inevitabile che questa forte incentivazione abbia un taglio rivolto al tema della sostenibilità e del green. Io credo quindi che sia subentrato un senso di urgenza, perché ci si è resi conto che occorre cogliere l’occasione per dare un’accelerata all’economia verso la transizione energetica.

In che modo Arera ha agito nell’ultimo anno per garantire la tutela delle famiglie più deboli?

All’inizio del primo lockdown avevamo fatto degli interventi di sospensione dei distacchi di morosità e di tutti i processi che potessero portare una famiglia a non avere la fornitura di energia elettrica o gas.

Poi abbiamo dovuto fare degli interventi per cercare di recuperare gli elementi introdotti, quindi delle compensazioni per i venditori. Abbiamo costruito delle curve più morbide di rientro per le famiglie e stimolato interventi per la riduzione delle quote fisse negli oneri generali di sistema per le aziende. Nel 2021 la difficoltà principale è legata alla ripresa. La domanda sta crescendo ed è cresciuta in maniera più forte di quanto gli stessi economisti si aspettavano. Questa esplosione della domanda, che ha carattere mondiale, combinata con il long covid dell’economia sulle catene di valore dell’approvvigionamento internazionale, sta creando una situazione di ‘corto’ ragionevolmente transitoria su gas, petrolio e carbone.

Il nostro suggerimento è di usare l’extra gestito delle aste CO2 per coprire l’extra costo sulle bollette in favore dei soggetti più deboli.

Pensando invece al recente passato, quali interventi sono avvenuti in Arera a seguito dell’avvento del covid-19?

Nel mondo della pubblica amministrazione Arera ha sofferto come tutti per la parte delle difficoltà di doversi gestire e limitare negli spostamenti e nelle interazioni. Però a differenza di altri, già dal primo giorno di lockdown nel 2020 siamo arrivati pronti per lavorare da casa, mantenendo la produttività, perché nel 2019 avevamo fatto un pesante lavoro di digitalizzazione dei processi, messa in rete e in cloud degli strumenti e consegna di device pronti all’uso che ci ha fatto trovare preparati su diversi aspetti di core business.

La prospettiva di nuovi rincari nelle forniture energetiche destinate alla popolazione è concreta. È davvero possibile far combaciare l’esigenza di maggiore sostenibilità con la tutela dei consumatori?

Assolutamente sì. In realtà il disegno attento degli strumenti che bisogna realizzare per permettere la transizione energetica è la ricerca di un equilibrio, di una sostenibilità economica e ambientale e non per immediato vantaggio. Quindi bisogna guardare il valore complessivo di quello che si andrà a realizzare in senso sociale. Bisogna avere due elementi chiari. Il primo è che nel breve e medio i costi saranno maggiori rispetto a quelli attuali. Sia nella fase di transizione per la sovrapposizione di costi, sia per l’utilizzo di strumenti diffusi, di bilanciamenti di sistema e di tutti i servizi indispensabili per un ecosistema concettualmente diverso. Si dovrà gestire la collaborazione di tanti generatori piccoli, medi e grossi che concorrono a dare l’energia necessaria. Così aumentano inevitabilmente i costi legati alla digitalizzazione. Il secondo elemento è quello legato agli esclusi dalla transizione energetica, chi non può, per diversi motivi, approfittare del passaggio. Per evitare il rischio di questi extra-costi sui più deboli ARERA punta però all’efficienza degli strumenti e alla tutela dei consumatori.

Infine, dal suo particolare punto di osservazione, quale strada bisogna seguire per rendere accettabili i costi della transizione ecologica nel medio e lungo termine?

Gli extra costi della transizione ecologica sono i costi presenti in tutte le transizioni. A un certo punto la transizione finisce e quando avremo un sistema stabilmente ancorato alle rinnovabili l’energia costerà meno. Naturalmente in questo calcolo dei costi bisogna inserire anche i vantaggi ambientali e sulla salute. ‘Non sarà un pranzo di gala’, come si suol dire, ma comunque mantenendo la metafora ritengo sarà una cena che varrà la pena pagare. La straordinarietà di questa fase storica è che stiamo avviando un processo importante anche se non possiamo vedere tutti i benefici immediatamente. Basti pensare che in Italia l’efficienza energetica del nostro sistema industriale è incomparabilmente migliore rispetto a 20 anni fa. Bisogna quindi evitare il rischio di vedere il problema proiettato in avanti e di apprezzare poco quanto d'importante è stato già fatto e si sta facendo.