Quali risposte si attendono dal mercato della cessione dei crediti di imposta e dello sconto in fattura su bonus edilizi e superbonus 110% dopo le ultime novità del decreto legge "Aiuti-bis"? È questa la domanda che si fanno gli operatori di Affari e Finanza riguardo all'apertura delle cessioni dei crediti sulle cifre in gioco per far ripartire le vendite della "moneta fiscale", rimaste bloccate dai precedenti provvedimenti del governo e, in particolare, dall'interpretazione dell'Agenzia delle entrate numero 23/E del 23 giugno 2022 che prevedeva nuovi vincoli e restrizione alla circolazione dei crediti e dei bonus.
A fronte degli ultimi decreti, soprattutto "Aiuti" e "Aiuti-bis", le banche hanno la possibilità di liberare plafond per il successivo acquisto dei crediti d'imposta vendendo i bonus a imprese e partite Iva e far ripartire le operazioni di acquisto dei crediti dagli operatori rimasti con i vantaggi fiscali nel cassetto.
Bonus edilizi, si attende la riapertura delle banche all'acquisto di credito d'imposta e sconto in fattura
Le cifre rimesse in gioco dagli ultimi provvedimenti del governo sarebbero sufficienti a far ripartire le compravendite dei crediti dei bonus edilizi e del superbonus 110%. Si stima una movimentazione di compravendite di bonus pari a oltre 30 miliardi di euro, con un potenziale di 100 miliardi in tutto l'anno solare.
Cifre che farebbero liberare il plafond, attualmente ristretto, delle banche che sarebbero pronte a vendere i crediti a un più ampio ventaglio di operatori del settore, in particolare imprese e partite Iva. Con una platea di imprese allargata e i vincoli allentati dell'ultimo provvedimento di governo - che restringe il campo della responsabilità delle banche ai soli casi di dolo o colpa grave - il nuovo testo di legge consente agli istituti bancari la possibilità di cedere i crediti e i bonus a "soggetti diversi dai consumatori o utenti".
In altre parole, la banca può procedere alla vendita dei crediti e sconti in fattura a tutti gli operatori presenti sul mercato, soprattutto alle partite Iva che abbiano, presso l'istituto, almeno un rapporto di conto corrente.
Superbonus, con le nuove regole su crediti e bonus si attendono le ultime offerte delle banche
Se finora la possibilità delle banche di vendere i crediti d'imposta dei bonus edilizi è rimasta solo sulla carta lo si deve a due fattori: il primo è la mancanza di regole certe dettate dall'Agenzia delle entrate sulla cessione dei bonus con le ultime modifiche legislative.
Il secondo, strettamente connesso alla prudenza delle banche nelle ultime fasi di mercato, dipende dalla situazione di incertezza che si è venuta a creare prima della conversione del decreto "Aiuti-bis" della scorsa settimana. Di conseguenza, gli istituti bancari non hanno ancora presentato le offerte commerciali, ovvero le condizioni per comprare i crediti d'imposta dei clienti. Tutto ciò ha ridimensionato le capacità di acquisto delle banche, con il conseguente restringimento del plafond e la manca movimentazione dei crediti d'imposta che sono rimasti nel cassetto di chi ne fosse in possesso.
Crediti d'imposta bonus edilizi e superbonus: perché alle partite Iva dovrebbe convenire acquistarli?
Sul fronte delle imprese e delle partite Iva, il potenziale di crediti dei bonus edilizi deriva dall'alta quantità dei debiti d'imposta. Lavoratori autonomi e imprese individuali, tra le altre, hanno un potenziale di tributi di oltre 30 miliardi di euro e potrebbero trovare convenienza ad acquistare dalle banche i crediti dei bonus edilizi a condizioni più vantaggiose rispetto al pagamento integrale delle tasse. Il risparmio va quantificato su stime di gettito dell'Irpef, pari a 18,7 miliardi di euro, dell'Iva (8,5 miliardi) e dell'imposta sostitutiva versata dalle partite Iva a regime forfettario (2,6 miliardi).
Ma i crediti dei bonus potrebbero trovare collocazione anche nel pagamento di altri tributi, come le cartelle dell'Agenzia delle entrate e l'Imu.
Bonus edilizi, come fa una partita Iva a compensare i crediti d'imposta?
Il riavvio del mercato dei bonus, dunque, passa soprattutto dalle imprese e dalle partite Iva e il successo della compravendita dei crediti dipende dalla convenienza che avranno i nuovi operatori ad acquistare il superbonus dalle banche. Mediamente, un'impresa di capitali ha 140 mila euro di debiti tributari, una partita Iva ordinaria 11mila euro e una forfettaria 1.560 euro. La convenienza a comprare crediti e bonus edilizi, dunque, dipenderà dalle condizioni di vendita che praticheranno le banche alla riapertura delle contrattazioni e dalla possibilità delle partite Iva di compensare i crediti acquistati entro l'anno.