Google rischia una maxi multa pari al 10% dei ricavi provenienti dalle sue entrate annuali (quelle dello scorso anno ammontano a 6 miliardi di dollari) per abuso di posizione dominante su web e ricerche truccate.

Per queste accuse la Commissione europea ha aperto un dossier 5 anni fa e l'ha appena chiuso: ora si prepara ad un procedimento veloce per un'eventuale denuncia formale contro Big G.

La notizia è appena stata riferita dal Wall Street Journal secondo cui la massima autorità dell'organizzazione antitrust europea ha chiesto l'autorizzazione di rendere pubbliche informazioni confidenziali provenienti da società che, in passato, hanno denunciato gli abusi di Google in fatto di posizionamento delle ricerche.

Alle suddette aziende contattate è stata fatta espressa richiesta d'inviare una risposta entro 48 ore, a dimostrazione della fretta con cui la Commissione intende procedere.

Se scatterà la denuncia formale e la sanzione, il colosso di Mountain View guidato da Eric Schmidt potrà difendersi e ribattere queste accuse entro tre mesi.

Lo scorso novembre, l'Europarlamento ha ottenuto l'approvazione in larga maggioranza per chiedere lo 'spacchettamento' del gigante della ricerca e torna a fare pressione sulla Commissione per far decadere il trattamento di favore di cui godrebbe Google.

Le accuse.

Big G è accusato quindi di ricerche truccate. In Europa ha il controllo del 90% delle ricerche, mentre in America è del 75%.

Un risultato del genere può essere raggiunto con pratiche corrette? Gli altri motori di ricerca per lo shopping online lamentano di essere posizionati troppo in basso e dichiarano questo: il posizionamento è ad appannaggio esclusivo di Big G.

Sulla questione ricerche truccate (che è argomento di discussione in Europa da anni) è intervenuto anche il presidente Barack Obama, il quale ha accusato il vecchio continente di non rispettare le regole di mercato, in particolare che gli europei sono capaci solo di tassare mentre gli USA sono riusciti a creare e perfezionare Internet.

Il punto delicato della questione contro Google resta, quindi, il fatto che abbia plasmato le proprie SERP inserendo link a servizi di suo interesse in posizioni privilegiate approfittando del suo monopolio nel campo della ricerca online anche per portare utenti ad altri servizi (Google+, social network).

Il caso di Google fa ripensare a quello di Microsoft, molto simile, che nel decennio 2004-2014 è stata multata per 2 miliardi di euro, cui è seguito il caso di Intel.