VIENNA. Lo scorso 23 maggio Alexander Van der Bellen, candidato indipendente sostenuto dai Verdi, è stato dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali austriache avendo battuto al ballottaggio l'esponente del partito di estrema destra (FPÖ) Norbert Hofer. Dopo un'estenuante campagna elettorale l'ecologista ed europeista Van der Bellen era riuscito a convogliare su di sé anche voti di persone che, pur molto distanti dalle sue posizioni, sentivano l'urgenza di opporsi all'avanzata degli ultra-nazionalisti. Ma, nonostante le iniziali parole rasserenanti di Hofer, l'esiguità di quei 31.000 voti di scarto che ne hanno decretato la sconfitta non poteva che aprire la strada ad una contestazione.

E così è stato: l'8 giugno l'FPÖ ha ufficialmente presentato ricorso alla Corte costituzionale austriaca con l'obiettivo di ottenere l'annullamento della seconda tornata elettorale.

Accuse di sciatteria ed errori procedurali

In un documento di 152 pagine vengono documentate nel dettaglio le ragioni del ricorso. Alcune sono davvero curiose, per esempio: se un elettore in vena di originalità disegna uno smiley triste nello spazio riservato alla crocetta accanto al nome di Van der Bellen, com'è da considerarsi il voto? Gli scrutinatori l'hanno assegnato all'esponente ecologista, ma l'FPÖ sostiene che esso, ammesso pure che sia valido, esprima in realtà avversione nei confronti di quel candidato. Il grosso delle accuse riguarda però presunte irregolarità commesse durante lo spoglio dei voti inviati via posta.

Qui il discorso si fa serio, perché il numero di schede contestate è tale da poter inficiare l'intera votazione. La normativa prevede che i voti postali debbano essere smistati e aperti dalla commissione elettorale il giorno successivo a quello del voto. Secondo il partito di Hofer invece per circa 120 mila schede lo spoglio è stato anticipato alla sera del voto e, in un numero più limitato di casi, non è stato eseguito dalle autorità competenti, ma da “persone non addette ai lavori”.

I dirigenti dell'Ufficio elettorale dal canto loro non vedono alcun motivo di ripetere la votazione e, in un contro-ricorso depositato alla Corte costituzionale la scorsa settimana, difendono la legittimità del proprio operato.

Il tempo stringe

La questione ha priorità assoluta. A partire da lunedì 20 giugno e per buona parte della settimana i giudici costituzionali sentiranno 90 testimoni, in gran parte membri di uffici elettorali coinvolti nelle contestazioni.

Dopodiché la corte si ritirerà per deliberare e si spera che riesca ad emettere la sentenza prima dell'8 luglio, giorno in cui decadrà il mandato del presidente uscente, Heinz Fischer. Cosa succederà allora se la Corte dovesse accogliere il ricorso dei sostenitori di Hofer? Gli esperti dicono che una ripetizione del voto in tutto il Paese sarebbe inevitabile. Anche il ministro degli interni Wolfgang Sobotka ammette questa possibilità precisando che "un nuovo ballottaggio non sarebbe possibile prima dell'autunno". La legislazione austriaca prevede che in assenza del capo dello Stato a farne le veci sia un organo collegiale composto dai tre presidenti del parlamento e, ironia della sorte, Norbert Hofer, è proprio uno dei tre.