Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, questa mattina è tornato di fronte la Commissione Antimafia per rilasciare ulteriori dichiarazioni sui movimenti nel Mar Mediterraneo delle ONG, che si occupano di salvare le centinaia di migranti che ogni giorno partono dalla Libia, delle possibili infiltrazione delle organizzazioni mafiose nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza e delle centinaia di sbarchi che continuano a ripetersi sulle nostre coste.

Tornato di fronte la commissione, su invito della stessa per approfondire le ipotesi formulate nei giorni scorsi riguardo presunti interessi della criminalità organizzata in merito all’accoglienza e ai viaggi dei migranti lungo la rotta Libia-Italia, sin dalle prime battute non ha avuto dubbi al riguardo: “c'è una massa di denaro destinata all'accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose”.

Il procuratore ha formulato tale ipotesi sulla base di alcuni riscontri venuti a galla dalle attività investigative di queste settimane, ma durante il suo intervento ha voluto comunque tirare un freno al possibile allarmismo che le dichiarazioni avrebbero potuto generare, affermando che “è sbagliato ritenere che la mafia operi ovunque”.

Le misure su come gestire gli sbarchi e le ONG

Il procuratore ha poi voluto approfondire le sue tesi su come poter meglio intervenire sugli sbarchi e su quali provvedimenti da attuare per combattere in maniera efficace gli scafisti e il traffico umano che essi alimentano giornalmente.

Citando il caso di una nave arrivata a Catania sabato scorso, che trasportava 498 migranti appena salvati a largo della Libia e con a bordo il cadavere di un giovane ucciso a sangue freddo da uno degli scafisti, ha voluto riaffermare quale sarebbe il suo modus operandi riguardo la questione ONG: “Se sulla nave della Ong che ha fatto l'intervento vi fossero state unità della nostra polizia giudiziaria avremmo già preso i trafficanti e li avremmo già nelle nostre galere.”

Accusato da molti di voler direttamente attaccare le decine di associazioni che si muovono nel Mediterraneo per salvare i migranti, ha voluto sottolineare come le sue nuove affermazioni non siano un attacco diretto alle Organizzazioni non governative ma la sua sia solo un’attività investigativa diretta contro trafficanti e le modalità del traffico che li sta favorendo nelle loro attività criminali.

Le organizzazioni decidono di rispondere alle domande della commissione della Difesa del Senato

Fino ad ora nessuna delle ONG, chiamate in causa dal procuratore, aveva accettato di rispondere delle proprie attività nel Canale di Sicilia di fronte alla Commissione del Senato istituita per appurare la verità. È di oggi però la notizia che alcune di queste sono pronte al confronto con le autorità italiane e nel giro di pochi giorni incontreranno il presidente della commissione Nicola La Torre a Palazzo Madama.

La prima organizzazione che si è presentata spontaneamente di fronte alla commissione, è la tedesca Jugend Rettet: i responsabili dell’organizzazione, che hanno in mare la nave Juventa, si sono presentati a Palazzo Madama alle 14 di oggi e stanno attualmente verificando la propria posizione di fronte la commissione.

Domani sarà il turno di un’altra ONG tedesca, la Sea Watch, che opera nel Canale di Sicilia con due navi; infine giovedì mattina avrà luogo l’audizione dell’ammiraglio Vincenzo Melone, il comandante generale della capitaneria di Porto, che dovrà chiarire i dubbi della commissione sul suo operato.