Carmelo Zuccaro, nel corso di una recente intervista, ha lanciato il sospetto che alcune delle organizzazioni non governative, operanti con i migranti, possano essere finanziate dai trafficanti. Queste sue dichiarazioni saranno presto oggetto di approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando sostiene il magistrato catanese dichiarando: "Mi auguro si possano raccogliere elementi per sgominare delinquenti, se ci sono". Questo augurio se lo fa anche la Santa Sede, che attraverso il suo quotidiano ufficiale, l'Osservatore Romano, esorta a fare chiarezza sul caso, ritenendo scandaloso fare affari sulla pelle dei migranti.

I fatti

Le parole e le supposizioni avanzate dal Procuratore di Catania, si basano su delle intercettazioni tra alcuni scafisti ed una organizzazione non governativa. I primi, infatti, chiedono di poter far partire i migranti anche con il brutto tempo; i secondi rispondono che loro sono già lì (in mare) pronti a soccorrerli e a portarli a destinazione. La fonte che ha inviato alla Procura di Catania, il nastro delle intercettazioni, che attesterebbe quindi l'esistenza di accordi tra trafficanti e alcune ONG, non è la Polizia Giudiziaria. Da qui l'impossibilità di usarla come prova in un processo. Indagine quindi che si base su report di alcuni servizi segreti - tedesco ed olandese - che da tempo controllano le comunicazioni da e per la Libia.

Quali le Ong coinvolte?

Il traffico dei migranti (sempre in crescente crescita) sembra fruttare più del traffico della droga. Ma quali sarebbero le ong coinvolte, che avrebbero dei flussi finanziari ragguardevoli? Alcune di queste hanno un passato poco chiaro e trasparente, come quella degli italo-americani Moas, di Christopher e Regina Catrambone, che batte bandiera del Belize e che guadagna somme pari a 7200 euro al giorno.

Il Procuratore Zuccaro dice che queste Ong dispongono di droni talmente costosi, che neanche le nostre organizzazioni istituzionali possono permetterselo. Motivo in più, che porta inevitabilmente ad aumentare i sospetti sulla loro vera natura e sul loro operato.

Organizzazioni chiamate anche taxi del mare, perché con le loro imbarcazioni vanno in giro per le acque del Mediterraneo a soccorrere i migranti e poi portarli sulle nostre coste.

Imbarcazioni che sempre più spesso ormai si spingono verso la costa libica (lasciando quindi lo spazio internazionale) incentivando così le partenze dei migranti, confortati dalla loro presenza in mare. Quasi tutte le Ong che operano nel soccorso in mare sono straniere e finanziate da cittadini privati. Oggi se ne contano solo quattro, mentre fino a qualche anno fa se ne contavano sedici.