Oltre all'accusa di ribellione e sedizione, la giudice ordina - per i membri del governo catalano del presidente destituito (a seguito dell'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola) Carles Puigdemont - la detenzione provvisoria per Oriol Junqueras, ex vicepresidente, e altri sette ministri. A ciò si aggiunge la richiesta, da parte della Procura de la Audiencia Nacional, di un mandato di cattura europeo nei confronti di Puigdemont, poiché, dopo essere fuggito a Bruxelles, non si è presentato in tribunale per la deposizione. Con lui, altri quattro ministri che formano un 'governo legittimo' in esilio.

Reazioni

I catalani, concentrandosi in particolar modo a Barcellona, Girona, Badalona, hanno preparato diverse manifestazioni assecondando, in siffatto modo, un appello di alcune organizzazioni indipendentiste.

Il processo

Ciononostante, per gli altri membri del governo catalano è ufficialmente cominciato il cammino giudiziario in Spagna. Infatti, oltre a Carme Forcadell, sono stati chiamati a deporre due vicepresidenti e tre segretari. I rispettivi avvocati sono riusciti ad ottenere un rinvio per allungare e ottimizzare i tempi per un'efficace preparazione della difesa.

Saranno nuovamente ascoltati nella giornata di giovedì 9 novembre 2017 a Madrid, peraltro giorno della festa dell'Almudena, patrona della città.

Il giudice, nel frattempo, sebbene non abbia privato gli indagati della libertà di movimento, ha ordinato di effettuare accurati controlli di polizia. Ma sarà sufficiente che si tengano a disposizione e siano rintracciabili telefonicamente.

Il ruolo di Santi Vila

L'ex ministro Santi Vila, essendosi dimesso dal suo incarico il giorno precedente al voto e alla successiva approvazione della dichiarazione unilaterale di indipendenza, è stato escluso dal provvedimento: ha ottenuto la libertà su cauzione di 50mila euro.

Le accuse fanno riferimento all'approvazione della legge di transizione che autorizzava il referendum popolare del 1 ottobre 2017, uno strumento attraverso il quale si sarebbe instaurata la nuova Repubblica indipendente della catalogna, sebbene in contrasto con le legittime norme della Costituzione spagnola entrata in vigore nel 1978.

La degenerazione della situazione

La notizia dell'approvazione del referendum, nonostante la bocciatura da parte della Corte spagnola, aveva portato la polizia nazionale ad intervenire per sequestrare le urne e tutto il materiale indispensabile al naturale svolgimento del voto. Conseguenza di ciò sono stati i cruenti scontri fra i manifestanti indipendentisti e le forze dell'ordine che hanno provocato innumerevoli feriti.

Dai risultati è emerso che il 90% dei catalani (degli oltre due milioni che si erano recati ai seggi) avevano votato a favore dell'indipendenza catalana.

Da quel momento in poi, Puigdemont ha mostrato grande volontà di dialogo con Madrid, ma l'esitazione ha avuto come conseguenza la proclamazione della nuova Repubblica catalana il 10 ottobre.

Un'indipendenza durata soltanto due minuti, in quanto era stata sospesa dallo stesso presidente, e ufficialmente proclamata, poi, il 27 ottobre dal Parlamento.

Questa dichiarazione ha scatenato l'incontenibile ira del premier Rajoy e di tutto il governo madrileno che ha proceduto con l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola, in seguito alla quale il presidente catalano (ormai destituito) in compagnia di quattro ministri si è 'ritirato in esilio' in Belgio.