Salario minimo. Macron sposa una delle rivendicazioni dei “gilet gialli” e, per guadagnare voti, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, gli dà una veste euro unitaria. Il presidente francese, infatti, propone che un minimo legale di retribuzione oraria venga introdotto in tutti gli Stati europei. Il suo livello, inoltre, dovrà essere fissato ogni anno dalla comunità degli Stati membri, al fine di evitare quel fenomeno di “dumping sociale” che penalizza i lavoratori degli Stati più poveri.

Sono sei i Paesi Ue nei quali non si prevede alcuna forma di salario minimo: la Danimarca, l’Austria, Cipro, Finlandia, Svezia e l’Italia.

Senza attendere che il nostro parlamento esamini una vecchia proposta del Pd, il Presidente del consiglio Giuseppe Conte, in una lettera al quotidiano “La Repubblica” di martedì, si è detto favorevole a una collocazione giuridica a livello europeo della fissazione minima del salario. Secondo Conte, ciò condurrebbe ad una efficace tutela della dignità della persona; soprattutto se affiancata da una forma di assicurazione – anch'essa unica in tutta Europa – contro la disoccupazione.

La convergenza tra i due governi sul salario minimo europeo fa dimenticare la Tav

Il “manifesto” di Macron, pubblicato due settimane fa, parlava di protezione sociale comune di tutti i lavoratori europei, affinché i popoli riprendano il controllo del loro destino e realizzino un nuovo “Rinascimento europeo”.

Conte, invece, ha espresso il concetto di un nuovo “umanesimo”, al fine di: «favorire la costruzione di un vero popolo europeo, comunità di donne e di uomini che condividono un comune destino». Né si tralasciano, da parte del premier italiano, tematiche assolutamente anti sovraniste, quali quelle ambientali e, più largamente, sociali.

D’un tratto, quindi, i due leader hanno inaspettatamente parlato la stessa lingua, al di qua e al di là delle Alpi. Conte ha temporaneamente messo da parte tutte le fonti di contrasto con la Francia di Macron, a partire dalla Tav. Ha addirittura dichiarato di auspicare un serio dibattito per un nuovo partenariato europeo con l’ Africa, cancellando in un sol colpo tutte le polemiche sul presunto “imperialismo” economico e finanziario esercitato dalla Francia sulle sue ex colonie africane.

Possibile un riposizionamento europeo del M5s sulla base del salario minimo

La posizione del premier Conte non può che far parte di un disegno condiviso da tutto l’establishment del Movimento 5 stelle. Non sono passate 24 ore, dalla pubblicazione della lettera su “Repubblica”, infatti, che il vicepremier Di Maio, su “Milano Finanza” si è detto favorevole all’introduzione di un salario minimo orario per tutti i cittadini europei. La nuova linea del primo partito di governo è sicuramente finalizzata a “smarcarsi” dai sovranisti europei e a trovare nuovi alleati in vista delle prossime elezioni parlamentari euro unitarie.

L’accordo recentemente firmato dal M5s a Zagabria, con altri quattro raggruppamenti, per la possibile costituzione di un unico gruppo parlamentare, appare infatti insufficiente.

Non solo numericamente, perché mancherebbero ancora tre partiti per costituire il gruppo. Soprattutto, per l’inconsistenza elettorale degli altri partiti firmatari (Zivi Zid, Croazia; Akkel, Grecia; Kikuz '15, Polonia; Like Nyt, Finlandia).

Per questo, forse, il M5s guarda a Macron. Il partito del Presidente francese – En Marche – non fa parte dei due grandi partiti europei quali il Partito Popolare Europeo e quello dei Socialisti e democratici che hanno sempre espresso la maggioranza nel parlamento europeo. Macron, con la sua proposta di salario minimo, è pronto ad aggregarsi in caso di non raggiungimento della maggioranza da parte dei partiti predetti. Dall’Italia, il M5s vuol far capire di non essere da meno.

Ma forse, c’è qualcosa di più.

Le divergenze con la Lega infatti, si fanno sempre più acute. Difficilmente la maggioranza potrà reggere, all’indomani delle elezioni europee, qualunque sarà il loro risultato. Nel parlamento italiano, tuttavia, esistono sempre i “numeri” per una maggioranza alternativa M5s-Pd. La costituzione di una maggioranza di governo in tal senso, sponsorizzata dal Presidente Mattarella, cadde per l’opposizione di Matteo Renzi. Oggi con Zingaretti, il dialogo potrebbe riprendere, sulla linea moderata del presidente del Consiglio Conte, accreditata a livello europeo e sulla base di una vecchia proposta del Pd: il salario minimo, appunto.