La crisi economica ha avuto i suoi effettidisastrosi anche per i giovani laureati che hanno visto raddoppiare il numerodei disoccupati alla continua ed affannosa ricerca di un posto di lavoro. Atale destino si affiancano le allarmanti dichiarazioni del governatore diBankitalia Ignazio Visco alla presentazione di un rapporto suistruzione e mondo del lavoro.
In Italia la laurea rende meno cheall'estero: nel 2010, infatti, i laureati lavoratori dipendenti hanno unreddito solo il 30% in più dei colleghi diplomati, il 15% in meno rispetto ai colleghilaureati dei maggiori paesi europei.
E tale divario tracolla per i giovanidiplomati. Secondo Visco ciò è dovuto alla scarsa propensione delle impreseitaliane all'innovazione ed alla ricerca, con conseguente appiattimento dellosviluppo e della competitività nel nuovo mercato globale.
I nostri ragazzi, laureati e diplomati,stremati dalla ricerca di lavoro, stanno perdendo le speranze: offerte allumicino, basse e ignobili retribuzioni, pensioni diventate una chimera. Ma ilaureati rispetto ai diplomati hanno uno strumento di difesa che li proteggemaggiormente a medio termine anche in questi momenti di burrasca.
Secondo il direttore di Almalaurea,Andrea Cammelli: "A cinque anni dalla laurea solo il 6% dei laureati nonha un occupazione mentre i diplomati senza lavoro sono il 12% in più".
Dunquela laurea, nonostante i costi estremamente variabili da Nord a Sud e da ateneoed ateneo, continua ad essere un buon investimento pur se un po’ meno rispettoalle università europee.
Nonostante i continui tagli alla ricercaed all'università da parte di tutti i governi che si sono succeduti negliultimi vent'anni, gli atenei italiani hanno mantenuto il loro posizionamentonelle classifiche europee delle migliori università e, in alcuni casi, lo hannoaddirittura migliorato.
Le università anglosassoni sono da anni aivertici delle suddette classifiche ma i laureati italiani, soprattutto quellidel vecchio ordinamento, hanno una preparazione migliore e più variegatarispetto a quella dei colleghi d'oltremanica i quali, pur essendosi formati inluoghi di riconosciuta ed in discussa eccellenza, patiscono forse la troppospiccata specificità formativa.
OggiRenzi presenta il suo Jobs Act, il programma per il rilancio del lavoro (l'inglesismopare davvero appropriato) ma siamo ormai giunti al momento della verità. Riusciràil premier a dare quella scossa necessaria e tanto agognata a fermarel'inarrestabile emorragia dei cervelli italiani verso gli altri Paesi europei?Riusciremo mai a far ritornare dall'esterno i nostri laureati e, al contempo,diventare virtuosamente attraenti anche per gli stranieri?