Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito relativo alle pensioni 2014: stando a quanto trapelato negli ultimi giorni, Poletti e Padoan (dunque Ministero del lavoro e MEF) hanno avviato un percorso sinergico finalizzato a trovare delle soluzioni strutturali che possano risolvere il caso degli esodati e condurre ad un riassetto dell’intero sistema previdenziale.
I tre focus attorno ai quali si va muovendo il ragionamento di Poletti e Padoan (da cui piani potrebbe emergere una riconfigurazione delle stesse Pensioni 2014) sono rinvenibili nel prepensionamento e nel prestito INPS quali strumenti d’azione e nell’estensione della platea di fruitori dell’opzione contributivo in qualità di ‘ultima spiaggia’.
Pensioni 2014, piano Poletti-Padoan: prepensionamento, prestito INPS e contributivo
Nonostante siano numerosissime le questioni previdenziali che il governo è chiamato ad affrontare, il tema degli esodati è certamente quello più delicato: un riassetto delle pensioni 2014 non può che partire dalla risoluzione di un caso che ad oggi coinvolge oltre 300mila lavoratori, ed è proprio in quest'ottica che Poletti e Padoan hanno avviato un percorso di collaborazione e lavoro in sinergia.
Sono due le ipotesi al momento al vaglio, con l’elemento della flessibilità eletto a cardine di ogni possibile provvedimento di riforma: l’unica via per risolvere il caso degli esodati ed impedire l’insorgere di questioni simili tra pochi anni è infatti quella di creare un sistema più flessibile e meno rigido, con lo strumento del prepensionamento a tornare prepotentemente al centro del dibattito relativo a pensioni 2014 e previdenza.
La prima ipotesi al vaglio di Poletti e Padoan consiste nel concedere un prestito INPS ai lavoratori cui manchino due anni per accedere al pensionamento: i diretti interessati riceverebbero immediatamente la pensione ma sarebbero poi chiamati a fare i conti con assegni decurtati di una certa quota che verrà trattenuta per restituire quanto ricevuto in anticipo dall’ente previdenziale.
In realtà questa soluzione era già stata paventata dall’ex ministro Giovannini, ma non aveva trovato seguito soprattutto tra i lavoratori: perché prestare a degli individui ormai vicini alla conclusione del proprio percorso il danaro che hanno versato in decenni di contribuzione? Di certo l’idea va dettagliata meglio per divenire effettivamente adottabile.
La seconda ipotesi, una sorta di ultima spiaggia, prevede invece che l’opzione contributivo venga estesa anche ai lavoratori di sesso maschile: l’istituto consente di uscire dal lavoro a 57 o 58 anni d’età più 35 di contributi, ma è al momento previsto per le sole donne. L’opzione contributivo configura inoltre un regime sperimentale che in assenza di una proroga si esaurirà nel 2015, ecco che percorrere questa via significherebbe comunque effettuare ulteriori interventi trasversali.
A completare il quadro il fatto che gli assegni calcolati con l’opzione contributivo sarebbero ridotti di circa il 20-25% rispetto a quelli cui si avrebbe diritto col retributivo. Anche qui insomma gli aspetti da valutare sono molteplici.
Il percorso di riconfigurazione delle pensioni 2014 con annessa risoluzione del caso esodati non è di certo agevole da compiere ma nonostante tutto ci si aspetterebbe di più dalle istituzioni, specie se consideriamo che gli esodati sono oltre 300mila e che la loro vertenza va avanti da più di 2 anni.
L’esecutivo dovrà inoltre fare i conti con quanto previsto all’interno del DEF (Documento di Economia e Finanza), laddove si è impegnato a perseguire delle misure che rendano il sistema previdenziale italiano meno rigido e più flessibile.
E Voi cosa ne pensate? Sareste favorevoli ad una delle due ipotesi su esposte oppure avete altri suggerimenti? Dateci il vostro parere commentando l’articolo qui sotto!
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