Quali novità troveremo prossimamente nelle aule scolastiche? Sono giorni frenetici quelli che sta trascorrendo il premier Matteo Renzi nel mettere a punto il 'pacchetto Scuola': il presidente del Consiglio vorrebbe dare l'annuncio a fine mese, ma sono tante le questioni da risolvere e tutte di non facile soluzione: la vicenda legata ai precari, invischiati in una guerra del Nord contro il Sud, l'istituzione di concorsi a cadenza biennale, il potenziamento dello studio di alcune materie, per non parlare dei percorsi scuola-lavoro. Per la riforma della scuola, attesa entro la fine dell’estate, Matteo Renzi ha promesso che stanzierà un miliardo di euro.
Come anticipato dal numero odierno del 'Corriere della Sera', a settembre entrerà in vigore il nuovo sistema di valutazione nazionale delle scuole, approvato già dalla primavera del 2013.
L'intenzione sarà quella di completare il lavoro iniziato con l’Invalsi, ovvero il quizzone per gli studenti di seconda e quinta elementare, terza media e seconda superiore. Con l’inizio del nuovo anno scolastico 2014/2015, ogni istituto sarà dotato di una vera e propria scheda, dove verranno indicati i punti forti e quelli deboli, che andranno logicamente corretti: in pratica, consisterà in una specie di 'carta di identità'.
Miur, scuola, ministro Giannini e il concorso 2015: tutti gli insegnanti a tempo indeterminato?
Se da una parte sono ancora state pubblicate le graduatorie definitive riguardanti il concorso istituito dall'ex ministro Francesco Profumo, il ministro Stefania Giannini sta già mettendo a punto quello che sarà il nuovo bando che sarà varato nel 2015: l'obiettivo sarà quello di dare un'ulteriore 'svecchiata' all’organico attuale degli insegnanti (la media nazionale dell'età anagrafica è di 49 anni, i più anziani tra i Paesi industrializzati).
L'obiettivo di Matteo Renzi sarebbe quello della creazione di un unico organico funzionale, ovvero insegnanti, tutti immessi in ruolo con contratto a tempo indeterminato che rimarrebbero a disposizione di qualsiasi scuola facente parte di una rete. In questo modo si eviterebbe il ricorso continuo ai supplenti. La riflessione che sorge spontanea è questa: secondo questo progetto, o si assume una buona fetta di docenti precari (400-500mila o forse più) oppure per questi docenti le possibilità di lavorare saranno pari a 'zero'. Salvo aspettare almeno due anni per sperare di vincere un concorso, non è così?