L'estate 2014 si sta rivelando piuttosto tiepida dal punto di vista stagionale, ma se parliamo di welfare pensionistico il clima si fa immediatamente torrido. Le rivendicazioni al Governo dalle parti sociali si fanno sempre più pressanti, soprattutto per coloro che direttamente o indirettamente si sono ritrovati danneggiati in seguito alla riforma risalente al 2011. Sono moltissime le categorie che recriminano un taglio troppo semplicistico sul welfare pensionistico avvenuto con il Governo Monti; l'obiettivo di mettere in salvo l'Italia dal fallimento internazionale è stato raggiunto, ma i tempi stretti di implementazione delle misure hanno creato un'ampia platea di scontenti, principalmente per la negazione dei diritti maturati.

Per fare degli esempi senza andare troppo lontano, si pensi ai Quota 96 e Quota 102 della scuola e ai precari della pubblica amministrazione, agli esodati del settore privato (rimasti al contempo senza stipendio o pensione e sostenuti solo da misure di salvaguardia con la data di scadenza) e a tutti coloro che hanno svolto lavori usuranti.

I per flessibilizzare l'uscita pensionistica

È evidente che le persone appena elencate aspettano delle risposte dalle istituzioni. Non si può continuare ad ignorare il problema, aspettando che si risolva da solo; anche perché la strategia seguita finora dagli esecutivi che si sono succeduti prevedeva di tergiversare fino all'arrivo della ripresa, senza che questa si sia mai materializzata se non in termini da prefisso telefonico.

Ecco allora che il Governo Renzi ha allo studio due possibili soluzioni, che potrebbero finalmente mettere la parola fine alle annose questioni; prima di scoprirle, va però detto che vi è una linea rossa da non superare. La flessibilizzazione della fuoriuscita deve rispettare da un alto le esigenze di bilancio, e dall'altro le esigenze di tutti i pensionandi.

In parole pratiche, deve risultare accessibile universalmente e non solo per alcune specifiche categorie di lavoratori.

I due scenari segreti allo studio del Governo Renzi

La prima prevede che ai pensionandi venga offerta la possibilità di una fuoriuscita anticipata, che potrebbe concretizzarsi a partire dai 62 anni di età anagrafica.

Al fine di avere il via libera dai tecnici, le coperture sarebbero trovate tramite degli interventi di spending review, oltre ad una piccola penalizzazione nell'ordine dell'1% o 2% sull'importo della mensilità per ogni anno di distanza rispetto all'età prevista dalla Riforma Fornero. Il secondo scenario potrebbe facilitare il pensionamento anticipato per tutti attingendo ancora una volta dalla spending review e trovando le ulteriori risorse necessarie attraverso la formula del prestito pensionistico. In questo caso, l'INPS potrebbe anticipare al pensionando una parte delle mensilità, per recuperarle una volta che i requisiti di pensionamento saranno effettivamente raggiunti. I vantaggi di queste due strategie sono di evitare rivendicazioni personalistiche da parte di singole categorie di lavoratori, nonché di andare incontro alle esigenze di coloro che sono rimasti scottati dalla precedente riforma pensionistica.