Il settore delle Pensioni sollecita sempre più attenzioni da parte del Governo, soprattutto perché la Riforma Fornero avvenuta nell'ormai lontano 2011 ha rimesso in carreggiata i conti pubblici, ma ha anche creato numerosi storture e situazioni di disagio. Le voci che si sollevano in vista di una sanatoria sono per questo sempre più numerose; esodati, lavoratori ATA e docenti quota 96, disoccupati in procinto di terminare le salvaguardie offerte dal welfare, lavoratori precoci e in genere tutti coloro che hanno problemi a mantenersi sul posto di lavoro con un'età troppo elevata per cambiare occupazione e troppo bassa per accedere al pensionamento.
Cesare Damiano torna a proporre soluzione flessibile per tutti
Viste le numerose richieste di intervento da parte di lavoratori in condizioni anche molto diverse tra di loro, potrebbe avere senso cercare di risolvere tutto attraverso un unico provvedimento di flessibilizzazione dell'uscita dal lavoro. Negli scorsi giorni Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, avrebbe nuovamente chiesto al Governo Renzi di valutare una nuova forma di pensionamento con due requisiti più facili da raggiungere:
- 62 anni di età anagrafica;
- 35 anni di contribuzione presso l'Inps.
A tal proposito, lo stesso Damiano avrebbe sottolineato che "finché i padri saranno costretti a lavorare fino a 67 anni, i figli e i nipoti resteranno fuori dai cancelli delle fabbriche".
Nella pratica, il blocco inter-generazionale avrebbe creato più problemi di quanti si sarebbero finora risolti attraverso il risparmio previdenziale generato.
Correggere il sistema pensionistico potrebbe aiutare anche i giovani
È in questo senso che andrebbe fatta una seconda importante valutazione; correggere l'attuale sistema pensionistico potrebbe aiutare non solo i lavoratori rimasti bloccati all'interno di situazioni di disagio, ma anche i tanti giovani che faticano a trovare un impiego nel Bel Paese (si consideri a tal proposito l'enorme crescita del tasso di disoccupazione giovanile avvenuta nell'ultimo quinquennio).
Certo, una simile soluzione potrebbe richiedere nuovi sacrifici e piccole penalizzazioni tutti, perché flessibilizzare la previdenza in un momento di recessione e di grave crisi economica è molto più faticoso che farlo durante una fase di crescita. Ma paradossalmente, potrebbe essere proprio una delle mosse migliori per ricominciare a vedere il segno più associato alle statistiche economiche del nostro Paese.