La corsa a ostacoli come metafora del percorso al pensionamento non è così lontana dalla realtà, soprattutto per alcune categorie specifiche di lavoratori. Innanzitutto, il preambolo: con la Riforma Fornero del 2011 lo Stato ha operato in condizioni di emergenza per salvaguardare i conti pubblici. Visto che lo spread era salito alle stelle e il rischio era di non poter più onorare il debito (con conseguenze nefaste proprio su pensioni e stipendi dei lavoratori statali), il Governo allora in carica è intervenuto sui conti dell'Inps, aumentando drasticamente i requisiti per il raggiungimento dell'agognato pensionamento.

Il problema è che trattandosi di una misura di emergenza, molti dettagli sono sfuggiti dalle pieghe della Riforma, tanto da creare situazioni di disagio previdenziale che si pensava di sanare nel breve termine; come ha potuto osservare chi si è trovato coinvolto, dopo quasi tre anni spesso siamo ancora fermi al punto di partenza.

Esodati, precoci, lavori usuranti, Quota 96 della scuola: tutti bloccati dalla Riforma

Allo stato di fatto la situazione è diventata piuttosto ambigua, visto che esiste una vasta platea di lavoratori che non riesce ad avere accesso alle prestazioni pensionistiche, nonostante abbia già maturato i requisiti utili al pensionamento o abbia siglato degli accordi di prepensionamento con i propri datori di lavoro.

Tra questi spiccano gli esodati; lo scenario di tipo "biblico" appena evocato si riferisce al fatto che queste persone sono fuoriuscite dal mondo del lavoro, ma non hanno avuto accesso alle prestazioni dell'inps. Si trovano di fatto in una sorta di limbo, nel quale l'unico strumento di welfare a loro favore consiste in una serie di salvaguardie "a scadenza", approvate man mano dai Governi che si sono succeduti sino ad ora. Emblematica anche la situazione dei lavoratori precoci, che hanno già acquisito un importante montante contributivo ma che non riescono ad avere la pensione a causa dell'innalzamento dell'età anagrafica. Ma soffre anche chi ha svolto lavori usuranti e ora avrebbe bisogno di terminare la fase attiva della propria vita, visto che vengono a mancare le forze per proseguire il lavoro.

Infine vanno citati i Quota 96 della scuola, lavoratori ATA e docenti con 35 anni di contributi e 61 anni di età, oppure con 36 anni di contributi e 60 anni di età, che si sono visti bloccare la fuoriuscita dal lavoro pur avendo già maturato i requisiti previsti dalla legge.

Il Governo Renzi pensa a pensione anticipata come soluzione per tutti

Visto che fino ad ora non è stato possibile trovare una soluzione specifica per ogni posizione appena descritta, il Governo Renzi starebbe studiando un approccio "laterale", che permetta di offrire maggiore flessibilità nell'ingresso al pensionamento. Il tutto dovrebbe realizzarsi attraverso l'istituzione di una nuova forma di pensione anticipata, alla quale si potrebbe accedere con 35 anni di contribuzione e 62 anni di età.

Il problema restano le coperture: mentre si parla di un contributo dell'1% o del 2% sulla mensilità erogata per ogni anno di contributi non versati, potrebbero rivelarsi necessari sacrifici ben più grandi, sia per la collettività che per i futuri pensionati, perché la crisi economica continua a impattare negativamente sui conti del Paese. Il momento della verità arriverà entro la fine del prossimo autunno, quando il Governo dovrà licenziare la legge di stabilità 2015. Solo allora avremo un'idea precisa dei conti dello Stato e potremo capire se il traguardo della corsa ad ostacoli potrà dirsi finalmente superato.